Partendo da uno spazio piccolo come quello del teatro Manhattan la regista Federica Fiorillo ha pensato a una messa in scena semplice ed elegante. Gli attori sono sempre in scena, anche quando non presenti nel racconto, con pose plastiche e una faccia straniata dalle gote gonfie. Colonna sonora portante il tema di Nino Rota dal Romeo Giulietta di Zeffirelli (ne fa un cenno il protagonista) usato anche in versione rallentata o accelerata, per sottolineare stati d'animo e situazioni dei protagonisti, senza rimanere schiavi del sostegno emotivo che la musica porta sempre con sé, ma impiegando la musica dinamicamente nello sviluppo della storia. Il racconto, ellittico, tratto da Turgenev si incentra sul giovane Jakov turbato dalla giovane attrice e cantante Klara che ha visto solo due volte e dal suicidio inspiegabile della ragazza, che lo ossessiona fino a concretizzarsi in una presenza fantasmatica, in un delirio di potenza nel quale Jakov riesce a fare l'amore con lei quando in realtà non è stato nemmeno in grado di dichiararle il suo amore. Un amore totale che porta i due giovani ad amarsi solo dopo la morte. Lo spettacolo è sviluppato su scene contigue dove i vari personaggi entrano ed escono dall'azione tornando alla composizione plastica che fa sempre da cornice all'azione. In questo alternarsi si ineriscono commenti, flashback, elegantemente desunti dal racconto e incastonati in una narrazione ellittica, ma lineare. L'incontro con la sorella di Klara, il delirio in cui Jakov prende per Klara le cure amorose della zia, la morte di Klara, quella di Jakov, il primo incontro dei due giovani, tutto avviene nella scena nuda, che si trasforma in un ambiente diverso solo grazie alla forza recitativa degli attori, bravi e convincenti, senza ricorrere nemmeno all'uso scenografico delle luci. Marco De Bellis è tenero in un ruolo impegnativo che interpreta con un certo spontaneo candore che fa gioco al personaggio; Carmela Colaninno è precisa e sicura nel ruolo di Klara e non da meno sono anche Valeria Milana e Mariateresa Arrotta che si vestono dei personaggi russi con disinvoltura e spontaneità. Attori, attrici, molto giovani ma che già si distinguono per una recitazione personale e interessante. L'unico neo il personaggio di Kupfer che la regista fa recitare a Andrea Del Prete come un aristocratico dandy, panciuto e affetto da rotacismo, col risultato di snaturarne la spontaneità e farne una macchietta, ben diversamente dagli altri.
Klara è comunque uno spettacolo riuscito, con precise ed efficaci idee di regia, tutte al servizio del testo e della storia da raccontare, cioè dello spettatore, portata in scena con una umiltà, che è segno di intelligenza e onestà intellettuale, i cui difetti (che in una compagnia di giovanissimi sono fisiologici), lungi dall'inficiare il lavoro compiuto, dimostrano al contrario che la strada intrapresa è quella giusta e che l'esperienza non potrà che migliorare.
Visto il
12-03-2010
al
Manhattan
di Roma
(RM)