La storia narra che il viaggio che Carlo Goldoni compì all’età di tredici anni da Rimini alla volta di Chioggia durò appena tre giorni. Ma, evidentemente, la compagnia del gruppo di commedianti diretti a Venezia su un barcone affittato costituì un’esperienza memorabile, una di quelle che un bambino sogna solo di fare, in un periodo storico in cui usi e costumi, ma soprattutto libertà, apparivano piuttosto limitati. E parlare di un ragazzino tanto dotato ad altri suoi ‘coetanei’, anche se lontani secoli, è un’operazione che richiede un impegno preciso e ponderato.
“La barca dei comici” non individua dunque solo quell’episodio della vita dello scrittore veneziano. E’ il titolo dell’opera, a cui lo stesso Strehler aveva dedicato tempo e studi, senza riuscire mai a metterlo in scena ma fissa anche un momento importante per la storia del teatro: la svolta ‘riformatrice’ di cui Goldoni fu artefice, soprattutto nell’opera comica. Goldoni rivoluzionò il modo di intendere la scena, chiedendo agli attori di ridurre l’uso delle maschere e attenersi alle battute stabilite dall’autore dell’opera, limitando il ricorso al canovaccio e alla libera interpretazione delle brevi tracce a cui gli artisti erano soliti affidarsi.
Misurato e senza sbavature, lo spettacolo attira l’attenzione del ‘particolare’ pubblico in scala (una platea di ragazzi adolescenti), primo destinatario di un messaggio che, in modo neanche troppo indiretto, prova a stuzzicare anche la sensibilità degli adulti. Il racconto dell’episodio della barca è presentato nella forma di fiaba, delicata e piacevole, senza manierismi di genere. Anzi, molto (piacevolmente) enfatizzato è l’elemento comico, fatto di dialoghi spiritosi e siparietti divertenti che coinvolgono i quattro attori, rigorosi nella caratterizzazione dei rispettivi personaggi. I quattro interpreti appaiono piuttosto briosi anche quando, nascosti dietro dei pannelli o teli, sembrano raccontare altre parti della storia o semplicemente simulare i movimenti del mare o la danza tra loro. Ombre cinesi che si mescolano alla composizione scenica, accurata anche nella ‘confusione’ dei vari oggetti in scena, così come la scelta delle battute e dei tempi. Complessivamente quindi, lo spettacolo appare ben costruito e curato in ogni dettaglio, manifestando un forte intento didattico e ‘tradendo’ la volontà di fare del racconto uno strumento per illustrare, sotto una luce nuova e accattivante, quello che il teatro può fare e può dare a ciascuno.