Nonostante le polemiche e gli attacchi che hanno investito la regista Emma Dante, la sua favola per bambini e adulti “La bella Rosaspina addormentata” – inserita all’interno della rassegna teatrale del Gender Bender - è andata in scena lo scorso 29 novembre, aprendo la stagione del teatro Testoni ragazzi.
Lo spettacolo ha riscosso molto successo e ha registrato il tutto esaurito: il teatro era gremito, il pubblico era entusiasta, impaziente e variegato - scolaresche, addetti ai lavori, critici, famiglie, bambini, insegnanti.
C’è da dire che lo spettacolo non si è limitato al palcoscenico, ma si è spinto oltre, infatti davanti al teatro, prima dell’inizio de "La Bella Rosaspina addormentata", si è assistito a una sorta di sit-it tanto pacifico, quanto anacronistico: un gruppo di persone, genitori e non solo, muniti di palloncini rosa, si sono riuniti davanti alla piazzetta del teatro – all’inizio non era ben chiara la loro funzione, non si capiva se fossero lì per dare il loro appoggio o per osteggiare lo spettacolo che di lì a poco sarebbe andato in scena.
Presto questi dubbi sono stati dissipati dai volantini che venivano distribuiti e dall’invettiva che uno di loro lanciava a intervalli regolari al megafono, in cui sosteneva fermamente una posizione ideologica contro Emma Dante, affermando che “si stava assistendo alla strumentalizzazione di bambini innocenti e ignari, era vergognoso che con i soldi pubblici venissero finanziati spettacoli così grotteschi e oltraggiosi.”
Si teme quello che non si conosce, ma è alquanto stupido contestare qualcosa preventivamente, a prescindere, censurare nel dubbio; al di là delle convinzioni che ci muovono, delle ideologie in cui ci riconosciamo, della fede politica e spirituale a cui apparteniamo, prima di criticare occorre vedere, toccare con mano. Il sit-in di protesta è stato poco efficace e alquanto inutile: lo spettacolo è andato in scena regolarmente ed era sold out. That’s it.
Emma Dante firma il suo terzo titolo del progetto “Favole per bambini e adulti”, La bella Rosaspina addormentata – di cui cura testo e regia - e mai come questa volta risulta evidente il suo intento, la sua volontà di andare oltre la fiaba e misurarsi con la realtà attuale, confrontarsi con essa per trovare un modo per avvicinare i più piccoli, i genitori e gli insegnati alla tematica della diversità, al fine di compiere una riflessione sul concetto di educazione alla differenza.
La celebre fiaba di Charles Perrault e dei Fratelli Grimm è il punto di partenza de La Bella Rosaspina Addormentata, è l’occasione per poter affrontare la complessità del mondo contemporaneo, in modo innovativo e fuori dagli schemi.
La regista palermitana segue la struttura del racconto originale – infatti troviamo il Principe Azzurro, la fata malvagia, la bella Rosaspina - per poi proporne un inedito quanto avvincente sviluppo: la principessa Rosaspina cade in un profondo sonno stregato, dal quale il Principe la sveglierà molto tempo dopo, in un’altra epoca.
“Passarono cento anni - si legge nella presentazione - e di cose ne successero nel mondo! Prima e seconda guerra mondiale, gli anni settanta, i Beatles, la televisione, i matrimoni gay. La bella Rosaspina addormentata è una favola dedicata alla crescita e alla scoperta di sé, al momento critico che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta”.
Al suo risveglio la protagonista dovrà confrontarsi con un mondo completamente cambiato, stravolto, molto lontano da quello che conosceva, ma allo stesso tempo dovrà accettare il fatto che anche lei non è più la stessa persona che si era addormentata cento anni prima: la bambina è cresciuta, è diventata donna, e anche questo è un importante cambiamento da affrontare, da metabolizzare.
Come nella storia originale, la principessa cade in un sonno profondo a causa di una maledizione lanciata dall’unica fata non invitata al banchetto in occasione della sua nascita. La maledizione potrà essere spezzata solo dal bacio di un principe, che risveglierà la fanciulla.
I toni dello spettacoli sono grotteschi e sopra le righe, eccessivi, in pieno stile Emma Dante.
Nella versione di Emma Dante la protagonista, Rosaspina, vive nella contemporaneità. La storia viene raccontata per flashback: durante il sonno della principessa il mondo è andato avanti, tante, troppe cose sono cambiate, tante ne sono successe - “due guerre mondiali, gli anni Settanta, i Beatles, la televisione, i matrimoni gay, facebook”- e soprattutto Rosaspina, che si era addormentata bambina, si è risvegliata donna. Inoltre dopo cento anni avrà un’ulteriore sorpresa, non sarà svegliata da un principe, bensì da una principessa.
Quest'ultima fatica della regista siciliana - uno dei migliori talenti della scena teatrale contemporanea - è sicuramente un lavoro intelligente e ben fatto, ci sono momenti molto intensi, divertenti e poetici e le tre interpreti ci regalano una grande prova d’attore. Le tre straordinarie attrici si muovono con sicurezza e efficacia in scena, dando vita e forma a uno spazio scenico scarno, essenziale, vuoto, ad eccezione di un pannello centrale coperto di drappi e tendaggi vari.
L’incipit dello spettacolo che si apre con una Rosaspina già profondamente addormentata è un momento quasi poetico, molto intimo, siamo in una dimensione a metà tra la veglia e il sogno, i toni sono lievi e delicati: Rosaspina in uno stato di sonnambulismo si sfila progressivamente dieci strati di camicie da notte – come se ogni camicia fosse un decennio della sua vita, rappresentasse gli anni che inevitabilmente sono passati – per poi lanciarsi al collo del principe che la sta svegliando. Un principe che in realtà è una lei, “sorpresa” già anticipata dal foglio di sala e in realtà mai nascosta. Questa “rivelazione” viene vissuta con estrema naturalezza, in sintonia con lo spirito di contemporaneità dello spettacolo.
Progressivamente l’atmosfera cambia, i toni delicati cedono il posto a toni più forti, quasi urlati, a tratti sguaiati, siamo in una dimensione più vivace e ironica, molto pop: è il momento della presentazione delle fate e dei loro doni, una sorta di sfilata milanese con tanto di corpi che si agitano e si muovono a ritmo serrato, complice una scelta musicale estremamente pop, molto divertente e autoironica. Di notevole interesse è l’intensa scena in cui si assiste al processo di crescita di Rosaspina, al suo passaggio all’età adulta che si sviluppa attraverso la scoperta dei dono delle fate.
Durante lo spettacolo i volti delle interpreti sono velati, coperti con calze di lycra, per evocare l’indeterminazione e l’inafferrabilità dei sessi, quasi come se i corpi in scena avessero abbandonato la loro forma umana, la loro dimensione reale per diventare caratteri, per potersi muovere come bambole, o meglio come burattini al servizio di una storia, cupa e grottesca, dall’epilogo certo e già in qualche modo espresso.
Da sottolineare la forte presenza della componente sonora nello spettacolo, la Dante utilizza generosamente la musica per caratterizzare i personaggi; le sue scelte musicali non sono mai scontate, sono sempre intelligenti e singolari.
Come in tutti i suoi lavori, anche in questo spettacolo, la cifra stilistica ed estetica della Dante è ben riconoscibile, è un tratto inconfondibile; non a caso le modalità di rappresentazione de La bella Rosaspina addormentata sono identiche a quelle dei precedenti lavori, poiché non è la forma a dare sostanza alla messa in scena ma le sue tematiche, che se per certi versi restano fedeli a quelli della fiaba originale, per altri rivelano nuovi significati, implicazioni più complesse e problematiche, ovvero più contemporanee.
Come già detto nelle “Rosaspina” della Dante ritroviamo la tematica classica del passaggio dall'infanzia all'età adulta e della ricerca di sé, della propria identità, determinati dalla maledizione della strega cattiva che, nell'originale veniva considerato un evento terribile e traumatico, mentre nella versione della Dante viene considerato un evento inevitabile, necessario, quasi atteso. Il finale rivelatore dello spettacolo svela il messaggio forte della rappresentazione: il principe che risveglia Rosaspina non è un principe ma una principessa, e dopo un attimo di incertezza e naturale confusione la fanciulla si getta tra le sue braccia…e tutti vissero felici e contenti.
Le incursioni di Emma Dante nel teatro ragazzi non lasciano mai indifferenti, anzi dividono sempre: c’è chi le ama e le apprezza a prescindere, gridando al capolavoro e c’è chi le vede come una sorta di intrusione, come un tentativo non riuscito di muoversi in un mondo che non le appartiene. Come al solito la verità è molto più complessa, i suoi lavori più che parlare all’infanzia cercano di affrontare il delicato e difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta – con tutte le implicazioni che ne conseguono, in particolare La bella Rosaspina addormentata è un vero e proprio viaggio di formazione della persona.
Alla fine dello spettacolo lunghi applausi e aperte manifestazioni di gradimento: i piccoli spettatori sono sopravvissuti incolumi alla rappresentazione incriminata, non sembravano turbati, alcuni erano annoiati, altri curiosi, altri elettrizzati dalla favola appena vista, insomma hanno avuto le reazioni tipiche di qualsiasi spettatore. In conclusione lo spettacolo ha dei pregi, è divertente, originale, ben costruito, può contare su tre attrici talentuose e generose in scena, si vede volentieri, ma non è paragonabile agli altri lavori della Dante – sarà che questa geniale autrice e regista ci ha abituato troppo bene!