Musical e varietà
LA BELLA UTOPIA

Amaramente ironico e grandios…

Amaramente ironico e grandios…
Amaramente ironico e grandiosamente colto. Così si potrebbe descrivere l’artista e l’uomo Moni Ovadia. Ne “La Bella Utopia”, nuovo spettacolo che ha debuttato al Teatro Herberia di Rubiera (RE), l’attore di origine bulgara racconta al suo pubblico tutta la grandezza e il fascino degli ideali comunisti, ma anche la loro impraticabilità e il loro fallimento. Su un palco, dotato di una scenografia semplice ma efficace, la Stage Orchestra, composta di otto elementi vestiti con abiti popolari, rallegra l’atmosfera con ballate divertenti ma aiuta anche a riflettere, proponendo canzoni malinconiche, che testimoniano la sofferenza di milioni e milioni di russi vittime del regime comunista. Ovadia ripercorre, in poco più di due ore di spettacolo, la lunga e particolare storia dell’Unione Sovietica, dalla mitica Rivoluzione bolscevica del 1917 all'ascesa del presidente Breznev. Con grande lucidità e sentimento, egli canta e narra le vicende che l’hanno dapprima resa una superpotenza e, in seguito, una macchina mostruosa di morte e atrocità. Il viaggio inizia con la presentazione del personaggio Lenin, per poi proseguire con la ridicolizzazione di Stalin e l’esaltazione di Kruscev e Breznev. Uomini che, giunti al potere, hanno imposto le proprie idee in modo molto diverso. Tra ballate, canti, poesie e barzellette, Moni Ovadia fa rivivere lo spirito di un’epoca passata, rimpianta oggi da metà della popolazione russa. Il suo obiettivo è quello di restituire dignità a uomini e donne, comunisti e non, e impedire che le denunce dei crimini del regime comunista vengano strumentalizzate per demolire ogni ideale di giustizia sociale sulla terra. Capitolo a parte, anche se inserito sempre nel contesto sovietico, è quello dedicato agli ebrei. Ovadia è uno di loro, sente dentro di sé viva e forte la sua appartenenza a questo popolo da sempre maltrattato e sottovalutato. Attacca l’antisemitismo staliniano degli anni ’40, le ingiustizie e l’orrore dei Gulag imposti dal regime. Immagini di deportati scorrono alle spalle dell’attore, volti sofferenti e segnati dalla fame e dalla fatica, mentre altre foto di Stalin lo ritraggono gioioso, fiero delle sue imprese e in piena salute. Una contrapposizione che ferisce ancora di più l’animo delle vittime del regime. Il sogno è diventato il peggiore degli incubi. Il Comunismo ha fallito ma i suoi valori, quelli di giustizia sociale, ugualglianza, fratellanza non moriranno mai. “La Bella Utopia” è uno spettacolo che insegna la storia e la vita, che ci parla dell’amore per la patria e per il prossimo e ci dona speranza per un futuro migliore, sempre con occhi di riguardo al passato e a chi ha lottato per la nostra libertà odierna. L'unica critica che si può muovere a questo spettacolo e ai suoi interpreti, è per la durata piuttosto eccessiva: lo spettatore rischia, infatti, di annoiarsi o deconcentrarsi più volte, a causa della pesantezza e della particolarità degli argomenti trattati. Teatro Herberia, Rubiera (RE), 24 settembre 2007
Visto il
al Creberg di Bergamo (BG)