La stagione lirica di Ancona si “unisce” a quella di Jesi e trasloca a ottobre, dandosi la veste di festival intitolato quest'anno Albe e tramonti con all'interno due opere che, nelle intenzioni del direttore artistico Guido Barbieri, segnano simbolicamente alba e tramonto della vita, Bohème e Falstaff. Invero la prima ha in sé entrambi i momenti, essendo quindi perfettamente inserita nel progetto che, peraltro, si declina in diversi appuntamenti e luoghi fra cui il semiscenico Zanetto di Mascagni, una rarità. E Ancona è città irripetibile dove il sole si vede sorgere e tramontare sul mare.
Lo spettacolo di Nicola Berloffa è diviso in due atti con un'unica pausa tra secondo e terzo quadro. La scena di Fabio Cherstich è minimale e, in parte, risultato di recupero dai magazzini; ritrae nella prima parte la soffitta, piccolina e in proscenio, con la scritta “Momus” sospesa in alto al contrario, mentre nella seconda il palcoscenico si alza per metà fornendo un secondo piano praticabile per l'esterno del bar parigino (il cambio scena si svolge con musica registrata, trovata di scarso effetto, e con le comparse che puliscono il pavimento e sembrano i piallatori di parquet del celebre quadro di Gustave Caillebotte, trovata suggestiva); nella seconda parte, prima di tornare nella soffitta, la barriera d'Enfer è situata in una stazione ferroviaria di testa dismessa coi binari che si perdono nella nebbia. I costumi di Valeria Bettella avanzano la messa in scena quasi fino ai giorni nostri, mentre le luci di Michele Cimadomo privilegiano le atmosfere cupe d'interno. La regia di Berloffa segue il libretto in modo fedele senza idee originali, in modo comprensibile e abbastanza vivace nel pur piccolo spazio consentito dalla scenografia. Unica trovata, peraltro poco efficace, la presenza in scena della moglie di Benoit che lo prende a colpi di battipanni mentre racconta del tradimento.
Gabriele Bonolis garantisce il rispetto dei tempi seppure il suono resta avaro di colori e sfumature e, a tratti, con volume eccessivo; l'Orchestra Filarmonica Marchigiana lo segue con professionalità ottenendo un amalgama che evidenzia bene le singole componenti.
Nel cast di giovani si sono ascoltate belle voci soprattutto sul versante femminile: Grazia Doronzio è una Mimì potente e ricercata nelle sfumature di un canto corposo e maturo, Lavina Bini è una Musetta civetta quanto basta e intensa nel canto e nella recitazione in grado di passare dalla frivolezza del secondo quadro alla gelosia del terzo alla dolorosa amarezza del quarto. Jenish Ysmanov è un Rodolfo credibile ma che deve ancora vocalmente maturare, Francesco Vultaggio ha timbro un poco nasale ma giusta intonazione per Marcello. Bravi i comprimari: Italo Proferisce e Dario Russo sono perfetti come Schaunard e Colline. A completare il cast Marco Camastra (Alcindoro e Benoit), Alessandro Pucci (Perprignol), Gianni Paci (Doganiere), Roberto Gattei (Sergente dei doganieri). Con loro il Coro lirico marchigiano, il Coro di voci bianche e l'Orchestra fiati di Ancona.
Gli applausi calorosi del pubblico fanno sperare in una nuova alba per le produzioni liriche della Fondazione Teatro delle Muse di Ancona.
Negli stessi giorni della stagione lirica, viene presentato nel Salone delle Feste, in prima assoluta e nella versione in lingua italiana, The train, spettacolo coprodotto dalla compagnia inglese imitating the dog e da Marche Teatro, più che uno spettacolo teatrale un evento sensoriale per soltanto 12 spettatori alla volta. La drammaturgia descrive un viaggio all'interno di un vagone ferroviario e, al tempo stesso, un percorso nella mente della protagonista. L'atmosfera, claustrofobica e inquietante, rimanda a molta letteratura e cinema e richiama il telefilm Ai confini della realtà. Ciò che avvince lo spettatore, oltre la storia, è la modalità descrittiva, il fatto di essere dentro un vagone ferroviario in movimento nel buio indossando cuffie che rimandano rumori e voci con la sensazione di trovarsi davvero nelle situazioni e avviluppato dai pensieri ossessivi della donna che sta raccontando. Perfetti scene, costumi, videoproiezioni, musiche e disegno del suono: uno spettacolo da non perdere in una delle innumerevoli repliche.