Ancona, teatro delle Muse
TRADIZIONALE, ROMANTICA BOHEME
A chiusura della sua terza stagione lirica, il Massimo dorico ha presentato un’opera tra le più amate del grande repertorio, Bohéme, in un allestimento firmato dall’indimenticato Pierluigi Samaritani, creato nel 1979 per il teatro Bellini di Catania. Samaritani ha voluto una Bohéme molto tradizionale, scena e costumi curati nei minimi dettagli e di perfetto realismo. Il primo ed il quarto quadro sono ambientati in una soffitta con una grande vetrata sulla destra affacciata sui tetti di Parigi. Nella estrema veridicità della scena spicca, in alto a sinistra, attaccato contro il soffitto della camera da letto, un ombrello aperto rosso, illuminato di rosso, forse simbolo della passione, oppure del sacrificio, comunque elemento surreale, piacevole e intrigante in una scena di forte impatto veristico. Il secondo ha luogo in una piazza della capitale francese, circondata da serrati edifici. Il terzo in un cortile, all’interno di un cancello, durante una abbondante nevicata. La messa in scena è romantica ed estremamente affascinante, tradizionale e piacevolissima. La regia di Lamberto Puggelli ha ripreso lo spettacolo di Samaritani con grande perizia, utilizzando in modo naturale ed efficace un cast in gran parte composto da giovani artisti, tutti buoni attori. Infatti l’opera pucciniana ben si presta all’interpretazione di giovani cantanti, perché i protagonisti vivono passioni e situazioni quasi adolescenziali e perché le voci richieste sono luminose e senza particolari virtuosismi. Nel ruolo di Mimì Carmela Remigio, applauditissima Adalgisa in Norma (alle Muse a dicembre), che però è sembrata qui non in perfetta forma. Il tenore giapponese Yasu Nakajima ha mostrato nel suo Rodolfo una buona dizione ed un bel colore di voce, ma, soprattutto nei primi due quadri, la sua performance ha lasciato alquanto a desiderare. Donata D’annunzio Lombardi ha una voce un po’ aspra, ma ha ben interpretato il ruolo della civetta Musetta. Con loro Luca Grassi (Marcello), Enrico Marabelli (Schaunard), Andrea Concetti (Colline). Interessante la scena del primo incontro di Mimì e Rodolfo nella soffitta, che dona a Mimì una maggiore volontarietà nel rapporto d’amore. Infatti la protagonista vede dai vetri Rodolfo da solo, spegne con un soffio la sua candela e poi bussa, fingendo che la fiamma si è spenta per un alito di vento. Invece piena di drammaticità plastica la scena finale, con Rodolfo che abbraccia Mimì sul letto al centro della scena, Musetta inginocchiata ai piedi e gli altri ragazzi voltati in tre diverse direzioni. L’Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretta da Paolo Arrivabeni, ha suonato in maniera metronomica, scandendo troppo la partitura senza darle affatto plasticità ed amalgama.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto ad Ancona, teatro delle Muse, il 20 gennaio 2005.
Visto il
al
Delle Muse
di Ancona
(AN)