Il teatro Filarmonico di Verona propone quest’anno lo storico allestimento de La bohème. Dire-zione fluida e densa di colori per Ivan Ciampa che ben ha saputo sottolineare i momenti di pathos presenti nella partitura.
In apertura di stagione il teatro Filarmonico di Verona propone quest’anno lo storico allestimento de La bohème che ha visto i propri natali a Torino nel lontano 1996, per la regia di Giuseppe Patroni Griffi ed in collaborazione con Aldo Terlizzi per le scene.
Un allestimento oleografico ma convincente
L'impostazione generale dello spettacolo è di tipo tradizionale, la foggia degli abiti riporta l'azione dal 1830 alla fine del secolo, tutto è estremamente curato e ben congegnato da una mente registica che mostra di conoscere bene le dinamiche teatrali. Particolarmente efficace il terzo quadro che si svolge sotto una fitta nevicata, così realistica da scatenare l'applauso del pubblico ad apertura di sipario. Un allestimento piacevole, dunque, perfettamente fruibile, che non ingenera sorprese di sorta e che si attiene pienamente a quanto previsto nel libretto.
Un cast con luci ed ombre
Direzione fluida e densa di colori per Ivan Ciampa che ben ha saputo sottolineare i momenti di pathos presenti nella partitura piccinina, senza trascurare quelli più leggeri. Peccato per il volume orchestrale che in alcuni casi ha coperto le voci, non potentissime, di parte del cast. Eunhee Kim è una Mimì estremamente credibile nei gesti e nell’interpretazione. La voce non è potentissima e sbianca un poco nell’ottava bassa, ma l’ottimo senso musicale e il fraseggio sicuro garantiscono una prova complessivamente convincente.
Meno a fuoco Francesco Pio Galasso che veste i panni di Rodolfo: a fronte di un tim-bro chiaro ma piacevole, le salite in acuto risultano però fin dall’inizio piuttosto forzate e i problemi nel passaggio di registro non trascurabili; a risentirne è talvolta anche l’intonazione che a tratti appare leggermente calante.
Molto buono il resto del trio della soffitta: Gianfranco Montresor è un Marcello tutto sommato originale, dotato di un bel timbro e di un’ottima capacità attoriale; Nicolò Ceriani uno Schaunard tecnicamente e vocalmente ineccepibile; Francesco Leone un giovanissimo e misura-to Colline, dalla voce ricca di armonici, che si è distinto per l’ottima esecuzione dell’aria della Vecchia zimarra.
Piena di estro la Musetta di Hyao Bo Hui, dotata di una linea di canto pulita e di una certa spigliatezza scenica. A completare il cast Roberto Accurso nel doppio ruolo di Benoît e Alcindoro e Gregory Bonfatti in quello di Parpignol.
Bene, a parte qualche difficoltà all’inizio del secondo quadro, il Coro dell’Arena ben prepa-rato da Vito Lombardi e il Coro di voci bianche Alive istruito da Paolo Facincani.