Lirica
LA BOHèME

Mimì all'ombra della torre eiffel

Mimì all'ombra della torre eiffel

Tratta dal romanzo Scènes de la Bohème di Murger, l'opera di Puccini, articolata in quattro quadri quasi a richiamare la struttura in episodi del romanzo stesso, mette in scena sentimenti d'amore spensierato che, nell'evoluzione del dramma, si trasformano in momenti di malinconia per poi degenerare nel trionfo finale della morte, quasi a fungere da allegoria della vita umana: un parallelo questo che inevitabilmente rende partecipe delle vicende lo spettatore e lo commuove ogni volta.
Il nuovo allestimento proposto quest'anno a Torre del Lago, prodotto insieme all'Opera House di Hong Kong per la regia di Maurizio Di Mattia con le scene di Maurizio Varamo e i costumi di Laura Biagiotti, ambienta tutti i quattro quadri sotto la base di una Tour Eiffel mozzata: alcune sedie, un tavolo, una stufa, un cavalletto, un letto e delle valige per il primo e il quarto atto, un caffè Momus di ridotte dimensioni con bancone che dà sulla strada e una piccola terrazza per il secondo atto, una doppia porta in ferro e un'osteria con vetrate smerigliate a forma di mastaba sbilenca per il terzo atto. Su tutto domina un fondale con una visione di Parigi by night. In questo contesto i personaggi si muovono senza particolare originalità e, talvolta, con qualche eccesso come nel caso di Musetta che paga un notevole involgarimento del personaggio; le scene di massa poi, forse costrette dall'incombere sulla scena della struttura della torre, risultano un po' caotiche, con il coro che non riesce a muoversi con naturalezza.
Nella parte di Rodolfo un Aquiles Machado dal bel timbro e molto solido nella tessitura centrale, ma con qualche difficoltà nella zona alta. Buona l'interpretazione di Mimì di Serena Farnocchia la quale sa ben utilizzare una voce dall'eccellente estensione e si mostra capace di calibrare sempre in modo oculato l'emissione di fiato. Corretta da un punto di vista vocale, ma un po' troppo sguaiata negli atteggiamenti la Musetta di Anna Maria dell'Oste. Non del tutto credibile nei panni di un giovane bohèmien il Marcello di Marzio Giossi che si distingue però per la bontà della linea di canto. Fra i comprimari da sottolineare il piacevole timbro del Colline di Choi Seung Pil, qualche perplessità, invece, sullo Schaunard di Roberto Accurso. Adeguati al ruolo tutti gli altri: il Benoit di Federico Longhi, l'Alcindoro di Franco Boscolo e il Parpignol di Claudio Minardi.
Sul podio, a dirigere l'Orchestra del Festival Puccini, il maestro Alberto Veronesi che talvolta pare dilatare un po' i tempi diluendoli e non sempre riesce ad essere in totale accordo col palcoscenico. In difficoltà il coro, non sempre preciso negli attacchi e nei cui singoli settori tendono ad emergere alcune voci a scapito dell'amalgama d'insieme.
Al termine dello spettacolo applausi per tutti i protagonisti. Teatro con alcuni posti vuoti.

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