Lirica
LA BOHèME

Trois couleurs

Trois couleurs

Dopo i due nuovi allestimenti di Rigoletto e del dittico Cavalleria Rusticana – Pagliacci, torna allo Sferisterio la splendida Bohème di Leo Muscato che debuttò nel 2012 e vinse il premio Abbiati come migliore regia lirica. A tre anni di distanza lo spettacolo non solo non ha perso nulla della sua intelligente rilettura, ma è parso ancora forte dal punto di vista comunicativo. Prova ne è stata, semmai ce ne fosse stato bisogno, la reazione dei giovani alla generale: risate nei primi due quadri, lacrime nel terzo e nel quarto, applausi scroscianti continui a scena aperta.

Convince pienamente la scelta di Muscato di ambientare nel Sessantotto parigino l'opera pucciniana, mantenendo totale fedeltà alla storia, al punto che il libretto sembra adattato alla riscrittura di Muscato e invece è tutto originale. Ecco dunque la soffitta, a cui si accede da una botola, che pare un appartamento di giovani universitari: Rodolfo alle prese con il lavoro di giornalista fa ticchettare una “Lettera 22”, Marcello dipinge con lo spazzolone (e il pavimento è coperto da un telo con bave di colore che rimandano a un delicato sogno surrealista ma rivisto con lo sguardo di Jackson Pollock), Schaunard suona la chitarra elettrica esprimendo la sua anima rock e Colline non si separa dai suoi libri trascinandoli in un carrellino. Nel secondo quadro, colorato e divertente, la festa al bar  diventa un party di Natale in stile musical: i coristi sui cubi ballano e cantano, gli arredi zebrati come i vestiti dei camerieri, la banda che ricorda i Boney M., l'albero della cuccagna di Parpignol, i bambini coi palloncini in mano che poi volano nel cielo, bianchi, rossi e blu.

Il terzo quadro mostra l'altro volto degli anni Sessanta, le proteste operaie e gli scontri con la polizia per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori. Siamo davanti alle fonderie d'Enfer, una lunga barricata confina gli operai dentro la fabbrica, guardati a vista da poliziotti in tenuta antisommossa, mentre gli spazzini sono intenti a rimuovere i cubetti di porfido appena lanciati dai contestatori. Il rimando all'originale è raffinato: un cartellone in un angolo propone il menu del bistrot d'Enfer. Musetta arringa gli operai come una sindacalista, Marcello dorme in un camioncino oltre le barricate. Seduti su una panchina solitaria in proscenio, Mimì e Rodolfo sembrano i celebri fidanzati di Peynet.

Nel quarto quadro siamo di nuovo nella soffitta, ma il tempo è trascorso e i ragazzi se ne vanno, imballando i pochi averi dentro scatoloni chiusi con lo scotch che trasportatori in tuta portano via in seguito al pignoramento eseguito da Benoit per il mancato affitto. Il passaggio dal primo momento al secondo momento del quadro è assai efficace, un taglio di luce con effetto cinematografico che porta dalla soffitta alla camera di un ospedale. Rispetto alla scorsa edizione, ha convinto pienamente la scena dell'ospedale sia per i tempi in cui la rappresentazione è ambientata sia per la crudezza del momento che risulta emotivamente ancora più efficace e commovente. La disperazione di Rodolfo diventa straziante nel momento in cui gli amici lo trattengono dall'abbraccio con l'amata, ormai morta. Quindi i quattro ragazzi e Musetta restano in ombra e una lama di luce evidenza la scritta sul muro “combat avec nous pur vivre libre”.

La scena di Federica Parolini è perfetta, sobria e colorata al tempo stesso sui toni prevalenti dei tre colori francesi, simbolo universale dei valori fondanti le società contemporanee (i due cambi scena a vista sono essi stessi uno spettacolo), come perfette sono le coreografie: il valzer di Musetta è un momento di altissimo spettacolo; splendidi i costumi di Silvia Aymonino, come splendide sono le luci di Alessandro Verrazzi che, in questa edizione, sono state riviste e rese ancora più incisive a evidenziare i vari momenti e i dettagli dei costumi (ad esempio le cerate gialle degli spazzini all'apertura del terzo quadro, impegnati a raccogliere i sampietrini lanciati per protesta).

Leo Muscato è regista sensibile e di grande talento, in grado di applicare la cura attoriale della prosa anche all'opera lirica e così scolpendo personaggi a tutto tondo e conferendo all'azione grande pregnanza drammaturgica. Muscato pone al centro di tutto il ruolo del cantante-attore e ricorre a pochi, economici (ma poeticissimi) elementi per ricreare un mondo. Ben collaborano i cantanti, tutti impegnati in prove attoriali di grande bravura: a ogni movimento ne corrisponde un altro, azione e reazione in ogni gesto in modo da catturare l'attenzione dello spettatore consentendo di seguire perfettamente il dipanarsi della storia raccontata da Puccini.

David Crescenzi assicura i tempi giusti e crea un buon raccordo tra palco e buca, guidando la Filarmonica marchigiana con impegno.

Carmela Remigio e Arturo Chacon-Cruz sono molto affiatati e perfettamente credibili nei ruoli dei protagonisti; se le voci non sono particolarmente grandi, i due cantanti hanno un modo eccellente di porgere il canto e di rendere le pieghe dei personaggi; la Remigio, in particolare, conquista per la sensibilità delle mezze voci e per una linea di canto ferma e ricca di armonici, tesa a rendere una Mimì che si sente inadeguata al cospetto di ragazzi così dotati di talento, lei che, operaia nella fonderia d'Enfer (nel primo quadro indossa il camice azzurro che nel terzo vedremo sulle altre), passa il tempo libero a ricamare i fiori di stoffa. Larissa Alice Wissel è una Musetta di grande bellezza, sicura sulla scena e con voce ampia e sonora. Damiano Salerno ha voce scura che ben si presta al ruolo di Marcello, affrontato con un controllo del proprio mezzo. Andrea Porta è un intenso Schaunard dall'anima rock, il ricciuto Colline di Andrea Concetti non fa fatica nell'aria della zimarra. Con loro, adeguati ai ruoli, Alessandro Pucci (Parpignol), Antonio Stragapede (Benoit) e Giacomo Medici (Alcindoro). A completare il cast Roberto Gattei, Gianni Paci, Giovanni Di Deo, il coro lirico marchigiano preparato da Carlo Morganti, i Pueri cantores Zamberletti e la Banda Salvadei.

Dopo l’anteprima riservata ai giovani e la prima a cui abbiamo assistito, due le recite in cartellone (1 e 7 agosto), la prima delle quali con audio-descrizione per i non vedenti.

Visto il
al Arena Sferisterio di Macerata (MC)