E' ancora vivo al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, il ricordo de La bohème che nel 1961 vide il debutto casalingo del grande tenore.
E' ancora vivo al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, il ricordo de La bohème che nel 1961 vide il debutto casalingo del grande tenore. Al punto che nel foyer il pubblico trova in vendita la riproduzione della locandina di quell'epico avvenimento. Per l'apertura della stagione 2019-2010 della sala emiliana, eccola ritornare, La bohème, affidata di nuovo ad una compagnia di voci giovani. Due recite affollatissime, con un pubblico che più caloroso ed entusiasta non si può.
Qualcuno comincia qui, altri sono già in carriera
Non tutti sono esordienti, in realtà. C'è chi ha già varie esperienze alle spalle: vedi il soprano calabrese Maria Teresa Leva, brillante carriera avviata da un lustro, che con la gaia fioraia ha esordito nel 2015/16, Circuito Lirico Lombardo. Piace assai, dato che possiede quelle risorse tecniche che permettono un procedere sicuro, ed un timbro chiaro, dolce, avvolgente. La venatura della voce è piacevolmente malinconica, da vera Mimì; ma quando serve sa trovare anche lucidezza di smalto e travolgente energia. Più che meritati, dunque, i generosi applausi conquistati. Pure il soprano milanese Lucrezia Drei, Musetta, a soli 13 anni protagonista de La piccola volpe astuta nientemeno che alla Scala, ha già sostenuto parti di rilievo in vari teatri di rilievo. La sua Musetta attrae per morbida linea di canto e maliziosa coquetterie, ma anche per l'angosciosa pietà che sa esprimere nel finale.
Dato che questa Bohéme nasce dai progetti Modena per Luciano e Modena Città del Belcanto, alcuni interpreti escono dai corsi di alto perfezionamento del Comunale, altri dai master di Raina Kabaivanska all'Istituto Vecchi-Tonelli. Esservi ammessi, è già un attestato speciale. E' il caso del tenore sardo Matteo Desole e del baritono coreano Carlo Seo. Il primo presenta un Rodolfo dalla vocalità calda, espansiva, pienamente lirica, carezzevole e morbida all'orecchio; peccato solo gli manchi un tantino di maggior spessore. Sia come sia, anche per lui gran battere di mani. Il secondo consegna al suo Marcello una linea di canto ben rifinita, unita ad un timbro gradevolmente pieno, come di velluto; un ottimo pittore anche di sentimenti. Caratteristica comune ad entrambi: il saper rendere il senso d'ogni frase, seppur minima. Il basso-baritono brasiliano Fellipe Oliveira arranca un po' nel suo Schaunard; il basso azero Mahrram Huseynov raffigura con buoni risultati il suo Colline; Gianluca Lentini brilla nel duplice incarico di Benoît ed Alcindoro.
Una direzione savia, uno spettacolo super tradizionale
La savia direzione di Aldo Sisillo – alla guida dell'Orchestra Filarmonica Italiana - scorre fluente, trova bei colori, fa emergere ogni particolare della partitura, segue ed asseconda con oculata attenzione i cantanti. Unico neo, una certa indulgenza a frenare i tempi e raffreddare taluni momenti. Lo spettacolo pensato da Leo Nucci, in qualità di regista, risulta indubbiamente piacevole e rassicurante nel suo attenersi alla tradizione più consolidata.
Anche le belle scene di Carlo Centolavigna ed i costumi di Artemio Cabassi paiono uscire da un vecchio album di ricordi da sfogliare insieme. Un insieme forse un pochino calligrafico, ma va da sé assai gradito alla sala: vivace e coloratissimo nella scena del Quartier Latino, screziato di poetica melancolia nel resto. Il Coro Lirico di Modena ed il Coro di Voci bianche del Comunale, guidati rispettivamente da Stefano Colò e Paolo Gattolin, sono entrambi all'altezza del compito.
Lo spettacolo vede il varo del sito OperaStreaming che permetterà la visione di vari spettacoli lirici programmati dai teatri della Regione Emilia-Romagna.