LA BOTTIGLIA VUOTA

Moni Ovadia: la Magia della P…

Moni Ovadia: la Magia della P…
Moni Ovadia: la Magia della Parola “Abracadabra” è una parola di origine aramaica che significa “mentre parlo creo”. Creare con le parole è quello che fa Moni Ovadia durante lo spettacolo “La bottiglia vuota” già da tre anni in tournèe in ogni angolo d’Italia. La sua capacità di affabulazione è straordinaria, la sua ironia è sottile, il suo tono sempre contenuto, misurato, equilibrato. Da artista colto quale è, Moni Ovadia presenta uno spettacolo ricco di aneddoti, curiosità, citazioni in lingua ebraica, giochi di parole e derivazioni filologiche. Il valore della parola e l’invito alla coscienza e alla responsabilità che l’individuo deve assumersi nel pronunciarla è un argomento già di per se degno di uno spettacolo. Ma nella serata si affrontano anche altri temi affascinanti come l’importanza della traduzione nella comprensione dei testi, il concetto di straniero, l’idea di identità, il nazionalismo. Il suo sguardo è sempre rivolto al mondo ebraico visto come minoranza all’interno della grande civiltà occidentale. Terminato il tempo della persecuzione Moni Ovadia sottolinea gli aspetti odierni della convivenza tra ebrei e cristiani e gli elementi di contatto e di vicinanza tra le due culture. I racconti sempre sospesi tra il paradosso e la rivelazione, sono di volta in volta interrotti (non si può dire purtroppo accompagnati) da esecuzioni virtuose del bravo fisarmonicista Albert Florian Mihai. Il risultato appare leggermente schizofrenico con cesure nette tra parole incantatrici e musica d’emozione. Moni Ovadia propone un messaggio di tolleranza contro il razzismo che, encomiabile in sé, risulta appena dissonante in quanti proposto da un ebreo “figlio di madre ebrea” ed esponente di un popolo eletto che da sempre si mantiene puro nel sangue e nella discendenza. Ma il talento di Moni Ovadia permette di far conoscere al grande pubblico la tradizione del mondo ebraico sempre molto citata ma poco conosciuta. Puntando il dito a sottolineare la grande tradizione di una minoranza, Moni Ovadia si trova tuttavia a raccontare quelle che ormai nel mondo globale sono piccole differenze della grande tradizione occidentale alla quale tutti apparteniamo. La sua visione del mondo è filosofica più che politica e il suo mito dell’uomo errante e straniero è una dimensione esistenziale più che geografica. Lo stesso suo definirsi “uomo di sinistra” è così antistorico che suona come una definizione di “outsider”, fuoriuscito, pensatore critico, che è poi la sua vera dimensione per natura e per cultura. Moni Ovadia ha il grande dono dell’ironia che gli permette di essere contemporaneamente dentro e fuori da un concetto mentre lo illustra con le parole (e quindi lo crea). E’ un uomo colto che crea la sua arte con verità, e all’interno della verità non esiste ne’ destra ne’ sinistra ne’ ebreo ne’ cristiano: esiste l’uomo solo, davanti al mistero della vita. Elena Siri
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