Il fortunato spettacolo della tradizione natalizia, La Cantata dei Pastori, che da oltre 40 anni accompagna le feste di fine anno a Napoli, approda con una edizione che vuole segnare una svolta anche culturale.
Il fortunato spettacolo della tradizione natalizia, La Cantata dei Pastori, che da oltre 40 anni accompagna le feste di fine anno a Napoli, approda con una edizione che vuole segnare una svolta anche culturale, avendo dato il via all'iter per il riconoscimento come bene immateriale Unesco.
Razzullo e Sarchiapone
E' dall'edizione del 1974 di Roberto De Simone, che alla Cantata dei Pastori è associato il volto (non meno della voce) di Peppe Barra, grandissimo interprete di un repertorio di lazzi e trovate che sembra scritto per lui, per la sua verve e per la capacità di impersonificare personaggi sempre a metà strada fra il colto teatro gesuitico e il vernacolo popolare che arriva alla risata con gusto e armoniosa puntualità.
Non è certo da meno anche oggi, rimanendo intatta ogni sua virtù di innato Razzullo, mentre come suo fido Sarchiapone, spalla fondamentale che abbiamo il privilegio di ricordare sin dall'interpretazione di intesa inevitabilmente perfetta dell'indimenticabile Concetta Barra, quest'anno ecco arrivare Rosalia Porcaro. Una bella rivelazione, poiché i suoi tempi comici sono di grande precisione ed il personaggio risente delle note della sua personale verve nella creazione di un carattere che necessita di deformità vocale e di accenni di follia.
Tradizione e rinnovamento
La prima versione di questo lavoro vide la luce nel 1698, concepito come opera teatrale sacra in versi da Andrea Perrucci col titolo “Il Vero Lume tra l'Ombre”, ovvero “La Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato”: un vero e proprio presepe in movimento, che per giungere alla Scena finale della nascita di Gesù Bambino fa scorrere le storie di alcuni dei pastori che infatti ancora oggi si trovano nella costruzione di un presepe tradizionale (come Benino, ignaro e dormiente pastorello).
La narrazione attraversa le peripezie di Maria e Giuseppe alla ricerca di un luogo in cui far nascere il figlio annunciato dall'Angelo, i tentativi dei Demoni di impedire l'evento e le avventure di pastori, cacciatori e pescatori intorno alla figura di uno scrivano inviato in Palestina per il censimento (Razzullo); gli elementi sacri predominanti nella versione originale furono però nel secolo successivo quasi completamente soppiantati da comicità e volgarità spesso gratuita, fino alla cancellazione dello spettacolo nel 1889, quando fu ritenuto finito anche da Benedetto Croce. Ma la potenza di un teatro rituale che nel tempo sa farsi interprete carnale del circostante culturale, oltre che dei gusti e dei testi da cui discende, ha permesso la rilettura e l'adattamento che consentì appunto una riproposizione che dal 1974 ha visto crescere un successo sempre più ampio.
Quadri e musica
Se è vero che le riletture fanno parte della stessa natura della Cantata, va rimarcato quanto l'edizione odierna firmata da Peppe Barra e Paolo Memoli vada nella direzione di un ampliamento delle presenze artistiche in modo che ognuna abbia uno spazio maggiore e faccia in modo da costruire anche con un certo distacco l'atmosfera rappresentativa, in cui i quadri si alternano in un continuo scambio fra elementi coreutici e canori, e quegli spazi di recitazione e comicità che come detto, qui sono impeccabili.
Un occhio attento dunque all'amalgama, anzitutto grazie alle musiche di Lino Cannavacciuolo: ottimi gli arrangiamenti dei brani, rispettosi della forma musicale dell'epoca ma con l'aggiunta del suo stile inconfondibile, con una particolare riuscita dei terzetti in perfetto linguaggio dell'opera barocca, anche grazie a strumentisti esperti.
Intense ed illustri le presenze scenografiche, grazie al recupero di strumenti e stili pittorici della tradizione a cura di Tonino Di Ronza (e dettagli come lo scudo riflettente dell'arcangelo Michele con l'incisione “Quis ut Deus?” tipica della cosmogonia cristiana), ed altrettanto dicasi per i costumi di Annalisa Giacci; mentre il disegno luci (di Francesco Sabatino) sottolinea bene i passaggi continui come nelle alterne fortune di Luce e Tenebre.