Il teatro Arsenale è già di per sé un luogo interessante, e lo diventa ancora di più in caso di rappresentazione di spettacoli inscrivibili nella categoria del teatro dell’assurdo. Il pubblico può stare vicino alla scena – attorno, volendo - l’ambiente è in un certo senso intimo e lo spazio crea - con le sue asimmetrie e il suo odore - un’ambientazione surreale.
In questo (adatto) contesto va in scena “La cantatrice calva”, capolavoro di Eugène Ionesco - scrittore di origini rumene, uno dei massimi autori del teatro dell’assurdo – con la regia di Marina Spreafico.
Su una scena leggera (disegnata da Massimo Scheurer), innevata, tutta bianca e rossa, soffice e quasi fatata, agiscono due coppie di coniugi inglesi: i signori Smith sono noiosi, parlano di cibo, di abitudini, fanno pettegolezzi, discutono di luoghi comuni; i coniugi Martin invece non si riconoscono, hanno memoria fragile e ogni giorno è come se si rincontrassero e ritrovassero. La storia è semplice, banale forse: i Martin vanno a trovare gli Smith. È una visita di cortesia, retta su attenzioni ipocrite e discorsi vacui. È la messa in scena di uno dei tanti incontri inutili e obbligati a cui siamo costretti nella nostra vita quotidiana.
Il testo nacque mentre l’autore seguiva un corso di inglese: gli venivano insegnate frasi di circostanza, imparava conversazioni false ma cortesi, ebbe l’illuminazione di realizzare che gli esercizi che ripeteva erano di per se stessi teatro. E nel corso dello spettacolo, le conversazioni educate e posate dei personaggi si spostano lentamente e inesorabilmente verso il delirio finale, verso un concerto di voci in piena associazione di idee e assonanze creative.
Accanto alle coppie, la vigorosa cameriera Mary (l’esilarante Paola Galli) e il capitano dei pompieri, capace solo di raccontare aneddoti senza senso nella speranza di avere un fuoco da spegnere.
Personaggi e situazione assurde e paradossali, tante verità nascoste in frasi che appaiono sconnesse, tante ipocrisie rivelate e tante risate. Uno spettacolo che rende giustizia all’autore e allo spirito della sua scrittura.
Visto il
al
Arsenale
di Milano
(MI)