Reggio Emilia, teatro Municipale, “La Cenerentola” di Gioachino Rossini
CENERENTOLA IN CUCINA (SCAVOLINI)
La stagione lirica 2010 del teatro Municipale di Reggio Emilia si è conclusa con uno dei titoli rossiniani più amati, La Cenerentola, allestimento realizzato dalla Fondazione teatro Petruzzelli di Bari in coproduzione con i Teatri di Reggio Emilia per la regia di Daniele Abbado, direttore artistico del Teatro reggiano e prossimo alla scadenza del suo mandato.
La Cenerentola è il lavoro che chiude il ciclo delle opere buffe di Rossini, il quale in seguito intraprese un nuovo cammino musicale verso la musica romantica. Cenerentola è veramente una primadonna grazie alla nobiltà del suo animo, rappresenta la bontà e non smette mai di sognare una vita migliore. Così, quando incontra il principe travestito da scudiero, se ne innamora e ben presto vedrà coronati i suoi sogni. Non si pensi a un personaggio favolistico e perciò scontato: è ruolo ricco di sfumature interpretative e richiede un grande dominio della tecnica vocale per affrontare la scomoda scrittura – tripudio di abbellimenti, salti e scioglilingua. La trama di Rossini è diversa dalla fin troppo nota favola di disneyniana memoria (che a volte il pubblico cerca a teatro), dove la magia faceva da padrona, e si discosta pure dalla classica fiaba di Perrault, anche se l’aspetto fiabesco e di sogno pervade in tutto il libretto.
Daniele Abbado affronta un’idea registica raffinata – come il suo solito – e ricca di momenti veramente divertenti, anche se manca il marcare dell'ironia negli scambi tra i protagonisti, l'arricchire il gioco ironico dei malintesi e degli equivoci, fondamentale nella costruzione di un'opera buffa. Inoltre risulta un po’ scontata, nulla di nuovo e originale, nulla di imprevedibile: una scatola scenica con un grigio non marcato, piena di porte celate, ballatoi che si aprono e scompaiono, pedane mobili e scalinate a chiocciola che scendono e spariscono attraverso saliscendi meccanici o manuali; un'attualizzazione anni ’50, avvolta da colori piuttosto cupi e tendenti al non-colore.
La scena, che porta la firma di Gianni Carluccio, ha come motivo conduttore una specie di cucina Scavolini giallina, nuova di zecca con tanto di forno a gas (tra l’altro quest’idea ricorda molto da vicino un allestimento di Grueber del 1989 sempre per il Teatro barese).
Ma quello che manca in quest’allestimento è l’aspetto fiabesco, il lato romantico e incantato che un soggetto come Cenerentola evoca e che la trama stessa ci riporta. Lo spettatore vuole sognare, proprio come la nostra protagonista, sulle note di Rossini e non ha spazio e voglia di riflettere sulle trasformazioni psicologiche e identitarie che potrebbero rivelarsi nella sfortunata ragazza.
Ottimo il lavoro del direttore Evelino Pidò, alla guida dell’Orchestra della Fondazione Petruzzelli, che vanta importanti collaborazioni con le più importanti orchestre del panorama nazionale e internazionale; a Pidò il merito di aver inserito i recitativi e l’aria di Alidoro nella scena settima del primo atto, che di solito vengono tagliati.
Successo di squadra per il cast, che vede in primo piano il contralto Josè Maria Lo Monaco nel ruolo del titolo: il timbro della giovane protagonista è soave, malinconico ed elegante e regge bene il virtuosismo musicale affidatole, nonostante qualche asprezza. Meno brillante la prova del tenore Maxim Mironov nei panni del Principe Don Ramiro: la voce da tenore rossiniano c’è si fatica a sentirla. Apprezzati per le qualità sceniche oltre che vocali il Don Magnifico di Paolo Bordogna e il Dandini del baritono Roberto De Candia: entrambi hanno reso in modo vocalmente ineccepibile e attorialmente divertente i loro ruoli. Le sorellastre sono state interpretate da Eleonora Cilli (Clorinda) e Alessandra Volpe (Tisbe), entrambe disinvolte vocalmente, anche dopo un inizio meno sciolto. Intensa e autorevole la voce del basso Nicola Ulivieri in Alidoro, che accoglie applausi nell’aria ritrovata. Franco Sebastiani ha diretto il valido coro della Fondazione Petruzzelli.
Il Municipale risultava essere tutto esaurito e il pubblico reggiano ha apprezzato molto il cast tributando molti applausi a scena aperta e al termine; dissensi per la regia.
Mirko Bertolini