Si chiude la 199ª stagione lirica rodigina con uno dei capolavori buffi di Gioachino Rossini, La Cenerentola, realizzata in coproduzione con il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona per una regia di Francesco Esposito brillante e divertente, che porta la vicenda in una dimensione da fiaba contemporanea e abbonda di gag che non solo non disturbano ma trasportano il pubblico dentro la vicenda. Lo scenografo Mauro Tinti realizza una pedana inclinata fissa che di volta in volta è il Palazzo e la camera di Don Magnifico e il palazzo del Principe, facendo sì che grazie a cambi di scena quasi invisibili si realizzino le varie situazioni senza compromettere il canto. Le scene sono ovviamente ridotte all’essenziale e il colore delle luci e dei costumi la fanno da padroni. La regia di Esposito riesce con grande semplicità a dare il senso dell’opera nella sua divertente comicità; la scelta di formare una passerella da avanspettacolo tra orchestra e platea favorisce il rapporto con il pubblico e accresce la vicenda di gag esilaranti. La difficoltà però dei cantanti di vedere il direttore, in alcuni casi, si fa sentire. Nella visione di Esposito perciò le sorellastre sono due attempate e originali zitellone, che i vistosi costumi rendono ancora di più stravaganti; Don Magnifico è un nobile non solo decaduto ma palesemente vizioso e volgare; Don Ramiro un ricco principe saudita. Un tentativo molto riuscito di contestualizzare l’opera e di renderla contemporanea senza stravolgerne il significato intrinseco. Il pubblico presente in sala ha apprezzato queste scelte registiche e non ha esitato a ridere davanti alla riuscita comicità dei bravi cantanti attori.
La direzione di Giovanni Di Stefano, alla guida dell’Orchestra sinfonica di Sanremo, ha dato una lettura vivace e sostenuta, anche se a tratti nervosa, ma con buona riuscita nell’equilibrare buca e cantanti.
Nonostante alcuni cambi dell’ultima ora, buona è stata anche complessivamente la riuscita dei cantanti, se si tiene conto che la regia di Esposito, pur riuscendo nell’intento di appassionare e divertire il pubblico, penalizza molto le parti vocali, facendo muovere i cantanti nei concertati vivaci e facendogli voltare le spalle al direttore. Nel ruolo del titolo ha eccelso Marina De Liso, cantante rodigina: meritatamente a lungo applaudita, ha dato prova di possedere una bella voce brunita e sensuale e di saper entrare perfettamente nel personaggio con verve interpretativa. Il giovane Filippo Adami ha dato voce a Don Ramiro, non sempre all’altezza del ruolo sia per gli acuti che per la coloritura, il risultato è stato altalenante: spesso gli acuti troppo sparati risultavano sgradevoli, meglio indubbiamente il secondo atto. Molto bravo il Dandini di Enrico Maria Marabelli, disinvolto e dalla calda voce piena ha dato ottima resa al personaggio. Esilarante il Don Magnifico di Domenico Colaianni grazie alla sua innata comicità: se il risultato canoro non è eccellente, supplisce la performance teatrale. Valida l’interpretazione del giovane Rocco Cavalluzzi in Alidoro, voce corposa di basso baritono che ci auguriamo di sentire ancora. Molto nella parte le due sorellastre interpretate da Linda Campanella (Clorinda) e Paola Pittaluga (Tisbe): entrambe hanno dato vita a due personaggi ridicoli e divertenti, mostrando una voce di tutto rispetto e verve comica. Valido il Coro lirico Mascagni di Savona preparato dal maestro Gianluca Ascheri; i coristi sono stati anche abili attori nella visione registica di Esposito.