Lirica
LA CENERENTOLA

Favola Cenerentola

Favola Cenerentola

Briosa, colorata, divertente, musicalmente e vocalmente ottima La cenerentola di Gioachino Rossini messa in scena al Teatro Alighieri di Ravenna in una coproduzione con i Teatri di Lucca e Piacenza, in occasione del bicentenario della prima rappresentazione a Roma. Il regista Aldo Tarabella prende spunto da un allestimento che potremmo definire “storico”, del 1978, curato da Lele Luzzati. L’idea della favola, a cui l’opera si ispira, è realizzato in modo efficace e sorprendente. Lo scenografo Enrico Musenich mette in scena dei pannelli disegnati che illustrano le varie ambientazioni con un sapore di fiaba d’altri tempi e che, arricchiti dall’abilità registica di Tarabella, rendono quest’opera divertente e frizzante. Una regia che si attiene alla tradizione: nulla è lasciato al caso, nulla è ostentato, ma i personaggi sono stati delineati in modo eccellente, tirando fuori una propria personalità per ciascuno. La magia di Luzzati non è solo presente nei bellissimi e recuperati costumi ma anche nelle scene (non per nulla Musenich fu allievo e collaboratore dello stesso) e nell’attenzione di Tarabella di far rivivere non solo un maestro della scenografia ma anche un'epoca.

La direzione musicale, affidata a una delle poche donne direttrici d’orchestra, la tedesca Erina Yashima, è lineare senza eccedere troppo e forse perdendo un po’ della brillantezza dello spartito rossiniano. L’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini asseconda la bacchetta della Yashima, anche se non sempre al massimo della precisione soprattutto nel rapporto buca e palcoscenico.

Teresa Iervolino si dimostra un’ottima Cenerentola; la bella voce è usata in modo eccellente, grazie a una tecnica impeccabile e a una presenza vocale di tutto rispetto: colore brunito e corposo, brava nei virtuosismi. Il giovanissimo tenore Pietro Adaini è stato un Don Ramiro acerbo ma con una voce di tutto rispetto, in cui gli acuti sono fluidi e di facile emissione, il fraseggio curato e la tecnica elegante: una maggiore esperienza scenica gli porterà più spigliatezza, ma la voce è ben impostata e ha tutta la stoffa per essere un ottimo tenore rossiniano. Presenza scenica e gran bella voce caratterizzano il Don Magnifico di Marco Filippo Romano: la voce ampia e la bella coloratura, la verve innata, la cura del fraseggio e del canto ne fanno un personaggio irresistibile e ampiamente apprezzato. Pablo Ruiz è un Dandini dalla bella presenza scenica; la voce è dosata da un timbro corposo; qualche imprecisione perdonabile non sminuiscono un cantante decisamente convincente. Decisamente valido l’Alidoro di Matteo D’Apolito che riesce a configurare un personaggio autorevole anche da un punto di vista vocale, suscitando grande plauso per l’aria Là del ciel nell’arcano profondo. Infine, non ultime però, le due sorellastre Clorinda e Tisbe, rispettivamente Giulia Perusi e Isabel De Paoli; molto affiatate, hanno saputo dare colore e vita a due personaggi molto divertenti; anche il loro timbro vocale è sembrato essere modellato sul loro ruolo.

Visto il 17-02-2017
al Alighieri di Ravenna (RA)