Lirica
LA CENERENTOLA

Cenerentola di Emma Dante: favola nera in salsa pop

Cenerentola
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Già all'ingresso è evidente il nuovo, piacevolmente europeo passo del Teatro dell'Opera: la biglietteria in altra posizione con le immagini degli spettacoli che passano in alto, il bar a cui si accede dall'atrio.

La Cenerentola di Emma Dante è piena di inventiva e soddisfa diversi livelli di lettura: favola surreale un po’ amara e dramma giocoso dai ritmi comici perfetti. I personaggi, lontani dall’essere dei tipi, sono approfonditi e i protagonisti sono accompagnati ciascuno da cinque automi meccanici che li replicano per sottolinearne le reazioni umane, trovata che poteva apparire banale e distraente e che invece si è dimostrata di grande effetto e azzeccata. I dettagli dello spettacolo, leggeri e colorati all'apparenza, si rivelano inquietanti e di grande profondità, pur sempre restando indicibilmente divertenti.

La produzione si è avvalsa di un team creativo eccellente e ben integrato. La scena (praticamente fissa) di Carmine Maringola è una parete sbiancata con due livelli di riquadri-finestre che può arretrare per aumentare lo spazio scenico e che vagamente ricorda un armadio a muro; a ricreare i vari ambienti concorrono mobili e paraventi, oltre alla necessaria attrezzeria presentata con molta inventiva. I costumi di Vanessa Sannino, chiaramente ispirati ai quadri di Ray Caesar (evidentissimo quello di Angelina), mantengono il tono surreale e favolistico della rappresentazione ma con sottolineature decisamente noir. Le luci di Cristian Zucaro completano l'efficacia della messa in scena.

Emma Dante crea uno spettacolo intelligente e significativo, il dramma giocoso che Rossini voleva: mantiene i toni della favola ma letta con sensibilità moderna, non trascura i dettagli “cattivi” e li inserisce a controbilanciare la bontà che è già nel sottotitolo (splendida la scena del temporale usata per il pestaggio di Angelina a opera del patrigno e delle sorellastre), coglie gli spunti comici in modo inedito e inatteso, sempre intelligente (le altre pretendenti arrivano alla festa armate di pistole e fucili per far fuori le rivali e, quando non vengono scelte, si uccidono e cadono a terra). Rilevanti nell'economia dello spettacolo i movimenti coreografici di Manuela Lo Sicco. L'impronta dello spettacolo, come si diceva, è data dagli automi con la chiavetta per la carica inserita nella schiena che caratterizza i “buoni”: in questo modo finiranno le sorellastre e Don Magnifico, una sorta di punizione in quanto debbono essere ricaricati in continuazione ma anche il dettaglio che rivela la bontà, cioè la chiavetta nella schiena.

Giorgio Misseri è un giusto Don Ramiro, preciso negli acuti ma un poco scialbo per scelta registica. Gli altri protagonisti maschili sono il bravo Carlo Lepore (Don Magnifico, mai sopra le righe, dotato di verve comica e grande carisma vocale), il perfetto Vito Priante (Dandini immediatamente comunicativo, irresistibile dal suo primo apparire, che sul fronte vocale dimostra eccellente disinvoltura nella gestione dei passaggi e del fiato e linea morbida e omogenea) e, a confermare che i ruoli di contorno sono essenziali quando bene affrontati, l'Alidoro di Ugo Guagliardo, ideale per la presenza scenica, forte e discreta al tempo stesso, con voce musicale e di bel timbro, in grado di risolvere le insidie del ruolo. Josè Maria Lo Monaco è Angelina: canta bene e ha piacevole presenza scenica; non si impone in modo prepotente ma si lascia apprezzare. Assolutamente spassose le due sorellastre, diverse anche fisicamente: Damiana Mizzi (Clorinda) e Annunziata Vestri (Tisbe), giuste dal punto di vista vocale e straordinarie dal punto di vista attoriale per movenze ed espressione. Bravissimi i mimi-bamboli.

Alejo Pérez controlla tempi più che i volumi: i primi sono sostenuti ma non forsennati, consentendo al canto di dispiegarsi e al racconto di mantenere quella tensione narrativa necessaria a seguire appassionatamente lo spettacolo, pur a volte concedendosi meditati allargamenti; nei secondi privilegia la sonorità al cesello. Buona la prova del coro maschile preparato da Roberto Gabbiani.

Visto il 27-01-2016