“La Divina Commedia" in chiave cattolica è ciò che potrete vedere al Teatro Sistina.
Fortissima l’impronta ascetica e religiosa tanto che, nonostante la bravura degli interpreti e del corpo di ballo, lo spettacolo risulta prolisso e ridondante.
La rappresentazione è divisa in due atti, il primo percorre il viaggio di Dante accompagnato da Virgilio nell’Inferno, il secondo la salita di Dante attraverso il Purgatorio e il Paradiso.
Le tre cantiche presentano tagli notevoli, rispetto al noto poema. Nell’inferno sono portati in scena solo i personaggi più noti: Francesca, Pier Delle Vigne e Beatrice. Nel purgatorio e nel paradiso le anime non sono ben identificabili, né è identificabile la differenza tra le anime costrette a vivere nel purgatorio e quelle beate che popolano il paradiso. Se il desiderio di proporre in teatro un’opera di tale valore letterario fosse stato così forte, sarebbe stata opportuna una riscrittura attualizzata che avrebbe potuto rendere l'opera più accessibile al pubblico contemporaneo, piuttosto che la scelta di tagliare quà e là senza una logica evidente e lasciare immodificato il linguaggio.
La lunghezza dello spettacolo e la presenza di pochi dialoghi parlati (quasi tutti sono rigorosamente cantati) non aiuta certo a farne un lavoro di facile fruizione, appesantito anche dalla continua riproposizione di buoni sentimenti come l’onnipresenza dell’amore ovunque Dante si trovi, perfino nell'inferno.
Molto ci sarebbe da dire in merito alle scenografie, prive della magneficenza immaginata da qualunque lettore della Divina Commedia. Prive di suggestione anche le musiche, che riconducono in ogni momento alla sacralità.
Insomma, uno spettacolo che non conquista i sensi dello spettatore.