Probabilmente dell’originale è rimasto poco, a parte musiche e testi e qualche creatura fantastica, ma il risultato è sembrato comunque sorprendente ed, anzi, viene voglia di vederla “per intero” La Divina Commedia. L’opera musicale composta da mons. Marco Frisina con libretto di Gianmario Pagano è andata in scena giovedì e venerdì scorsi al Teatro Politeama di Catanzaro nella versione “ridotta”: nato per i grandi spazi, in stile Notre dame per intenderci, lo spettacolo è stato poi rivisitato per i palcoscenici al chiuso, eliminando gran parte di scenografia e coreografie – rispettivamente di Antonio Mastromattei e di Manolo Casalino, la regia è di Maurizio Colombi -, ma ha mantenuto l’obiettivo prefissato dagli autori, prendere per mano gli spettatori ed accompagnarli attraverso i versi danteschi nel pellegrinaggio del Sommo Poeta oltre la vita, verso l’Amore che tutto muove. Proposta sul palcoscenico catanzarese dalla Ruggero Pegna Show Net nell’ambito della rassegna Fatti di musica 2010, questa Divina Commedia ha il pregio di proporre solo un assaggio dell’allestimento pensato dai suoi autori, ma nel pieno rispetto dell’idea di unire la magnificenza del testo di riferimento e del tema trattato alla tecnologia moderna, saldati dall’arte delle arti, la musica. L’aspetto musicale è senza dubbio il più interessante e in qualche modo sorprendente: monsignor Frisina ci ha abituati in passato a grandi composizioni, ma con questa sembra essersi proprio superato. Dal rock, con tanto di schitarrate qua e là, allo swing senza dimenticare l’eredità operistica, presente in ogni momento, con La Divina Commedia Frisina dimostra di andare oltre, scegliendo con rara consapevolezza e un gusto colto e fine quali potenzialità musicali sfruttare, usandole a proprio piacimento – il coro della tempesta infernale, ad esempio - ed ottenendo puntualmente l’esito desiderato, l’emozione giusta al momento giusto. L’Aria di Pier delle Vigne – straziante, nella foresta dei suicidi -, o ancora quella di Matelda, quella di Francesca, e tutte le parti di Beatrice, insieme l’addio di Virgilio sono imponenti e drammatici al punto giusto, altrettanto emotivamente coinvolgenti. Di sicuro le voci dei protagonisti – su tutte Francesca (Valentina Spreca), Beatrice (Mariangela Aruanno) e lo stesso Dante (Vittorio Bari), ma non sono da trascurare neanche quelle di Pier (Giorgio Adamo) e Ulisse (Alberto Lupo Janelli) – hanno contribuito alla riuscita dell’obiettivo posto dall’autore delle musiche, ma non solo: il bello di questa Divina Commedia è la continuità di intenti fra le varie parti. Musica, danza, testi e anche l’inventiva di un genio come Carlo Rambaldi – premio Oscar per gli effetti speciali di King Kong, Alien e E.T. – muovono tutti verso una meta unica, ben precisa. Così il terrore delle Tre furie e del Volto di Lucifero – davvero inquietante -, si affiancano a musiche altrettanto tumultuose, la meraviglia dell’arrivo di Beatrice con la processione del Grifone corrisponde all’esplosione del bianco e dell’azzurro, all’approdo in Paradiso. Che dire poi della dolcezza della preghiera della sera, sulla spiaggia del Purgatorio: il quasi candore delle anime incontrate da Dante e dal suo Vate, è reso dai colori tenui dei costumi – di Alberto Spiazzi -, così come dalle voci impalpabili delle donne, tra cui Pia de’ Tolomei (Alessia Alongi). In merito all’allestimento scenico va detto che passerelle e gradinate della prima Divina Commedia sono sparite, lasciando spazio a quinte e sipari di tulle, sapientemente utilizzati per proiezioni e retroproiezioni delle immagini di Gustav Dorè, veri e propri elementi scenici che hanno permesso di sfruttare al meglio l’ampiezza offerta dal palcoscenico. Ultima nota, tutta calabrese: nel ruolo di Virgilio c’era uno dei nostri, il cosentino – bravo bravo - Alessandro Castriota Skanderbeg. E’ facile immaginare lo stuolo di parenti e amici fuori dai camerini.
Musical e varietà
LA DIVINA COMMEDIA L'OPERA - SECONDO ALLESTIMENTO
Divina Commedia, mai visto un Dante così
Visto il
30-04-2010
al
Politeama
di Catanzaro
(CZ)