Musical e varietà
LA DIVINA COMMEDIA L'OPERA - SECONDO ALLESTIMENTO

LA DIVINA COMMEDIA

LA DIVINA COMMEDIA
Ormai Dante è abituato a rimaneggiamenti del suo poema, quindi possiamo dedurre che dall’aldilà farà qualche cenno dubbioso, ma non potrà dire che parte del suo messaggio non sia salvata nel ‘musical’ - alla seconda edizione dopo quella del 2007 - ideato dal poliedrico monsignor Marco Frisina (Roma 1954) con un diploma in composizione al Conservatorio di Santa Cecilia e vari altri titoli precedenti e posteriori all’ordinazione sacerdotale, direttore del centro liturgico del Vicariato e della Pontificia Cappella Musicale Lateranense e fertile compositore di musica liturgica, cameristica, sinfonica e cinematografica nonché fondatore del Coro della Diocesi di Roma. Non avendo assistito al primo kolossal teatrale, non si hanno termini di paragone salvo sapere che l’attuale versione è più breve mentre è certo che confronti si possono e si debbono fare con l’originale dantesco. Nato come viaggio salvifico dell’uomo-Dante, che ha quale centro della propria esistenza Dio come ogni individuo del Medio Evo, il poema è occasione per condannare vizi e uomini, papa compreso, a causa dei quali il nostro ha patito un doloroso esilio. Quindi Dante è prima di tutto un politico, dimensione non considerata nello spettacolo a vantaggio del mero aspetto spirituale di questo viaggio verso l’Amore sentito comunque profondamente dall’Alighieri tanto che il poema termina con la parola ‘amore’ che non a caso muove non solo gli uomini, ma anche ‘il sol e l’altre stelle’ desiderosi di ricongiungersi al Creatore. Al di là, quindi, del taglio ascetico dato dal Musical che comunque tradisce solo parzialmente l’intento dantesco, resta la difficoltà di rendere un’opera impegnativa che ha fatto e fa sudare generazioni di studenti anche perché non è sempre facile mediarla ai giovani se non la si porge come uno scorcio vivo e vibrante della società a cavallo tra ‘200 e ‘300. Il risultato soprattutto nell’Inferno e nel Purgatorio è decisamente eccellente, mentre sono troppo fugaci i personaggi del Paradiso che in tale modo conferma il falso credo che si tratti della cantica meno affascinante. Suggestivi i costumi e le scenografie - con proiezioni di alcune illustrazioni originali di Gustav Doré per una celebre edizione del poema e di luci e fiori dal delicato, ma vivo cromatismo (unica nota stonata il grifone) - adattati al diverso registro delle singole cantiche così come le musiche che fondono gregoriano e rock, blues, lirica, classica e pop su libretto di don Gianmario Pagano. Valido e convincente Vittorio Bari nei panni del Sommo Poeta (anche per la comprensibilità delle parole) così come Alessandro Castriota Scanderbeg in quelli di Virgilio senza dimenticare i bravi ballerini. In un ‘musical’ così complesso è estremamente importante che si capiscano le parole in modo da identificare bene i personaggi: risulta più facile seguirlo sia per i giovani, sia per i meno giovani perché al di là di ogni credo ed età è uno spettacolo che vale la pena di essere visto per la sapiente commistione tra letteratura, musica, danza e arte.
Visto il 09-04-2010
al Nuovo di Milano (MI)