Prosa
LA DODICESIMA NOTTE

Amore fra calze gialle e giarrettiere a croce

Amore fra calze gialle e giarrettiere a croce

Ambientata in un'Illiria che è paesaggio dell'anima più che spazio fisico, La dodicesima notte, fra metateatro e confusione di ruoli, ascendenze classiche ed evocati richiami interni al teatro elisabettiano, ci mostra tutta la potenza trasformatrice di Amore, unica forza in grado di promuovere quella profonda evoluzione dei personaggi che indirizza poi la vicenda verso l'agognato lieto fine.

La scena è spoglia, priva di qualsivoglia orpello, se si escludono alcuni arredi essenziali, funzionali all'azione, che vengono portati sul palco e poi rapidamente rimossi, corredata da un fondale di colore scuro e, al centro, da una piattaforma girevole su cui si muovono i protagonisti. Belli, in linea con le caratteristiche e gli umori dei personaggi, i costumi pensati da Nanà Cecchi, che puntano anche a dare una nota di colore a quell'ambientazione volutamente rarefatta e senza tempo, evidente memento dell'universalità della condizione e dell'agire umani. Gradevoli, in linea con le vicende e mai invasive le musiche di Nicola Piovani, eseguite dal vivo da Luigi Lombardi d’Aquino, Ivan Gambini e Alessio Mancini, posizionati con i loro strumenti sulla destra e sulla sinistra dello spazio scenico al suo limitare.

Carlo Cecchi ha curato sì l'equilibrata e composta regia dello spettacolo, ma va ricordato soprattutto come impareggiabile interprete del maggiordomo di Olivia, Malvolio, totalmente investito della dignità del suo ruolo e vittima di una beffa feroce che lo fa credere oggetto di attenzioni da parte della sua signora, spingendolo a rendersi pubblicamente ridicolo con indosso calze gialle e giarrettiere a croce allo scopo di far colpo sulla donna. Cecchi si muove e parla a scatti, quasi come un automa, e recita monologhi di straordinaria intensità con tutta quella sapienza che gli deriva da anni di esperienza teatrale e che gli consente di trasmettere al pubblico, sotto la patina del comico, tutta la violenza esercitata sul cuore del suo personaggio da quella beffa crudele. Remo Stella è un elegante duca Orsino, perdutamente innamorato dell'algida contessa Olivia, interpretata da Barbara Ronchi, che, in lutto per la morte del fratello, rifiuta inizialmente ogni rapporto umano, per invaghirsi però poi di Viola (Eugenia Costantini), travestita  da Cesario, paggio del duca e di lui innamorata. Accanto a loro, solo per citare alcuni, il forte e veemente Antonio di Federico Brugnone, il Sebastiano, gemello di Viola, di Davide Giordano, l'energico buffone, sarcastico e irriverente, di Dario Iuberti, inseriti tutti all'interno di un ingranaggio che, perfettamente oliato, trascina il pubblico attraverso le due ore di spettacolo, anche grazie alla splendida traduzione del testo originale realizzata da Patrizia Cavalli con perizia tale che non consente cali di attenzione, tenendolo incollato alla poltrona.

Visto il 18-03-2015
al Ponchielli di Cremona (CR)