L’ultima commedia scritta da Plauto prima della sua morte (avvenuta nel 184 a.C.) deve il proprio titolo a una schiava, contesa da quattro uomini quale oggetto del desiderio. E la particolarità della versione di Gian Mesturino e Girolamo Angione, portata in scena dal segmento giovane della Compagnia Torino Spettacoli, si rivela essere l’assenza della protagonista stessa, Càsina.
La commedia sviluppa il tema della rivalità amorosa, che si riflette nelle figure di due schiavi – il fattore Olimpione (Giuseppe Serra) e l’attendente Calino (Elia Tedesco) – ai quali la fanciulla che dà il nome alla commedia pare essere stata promessa in sposa dai due padroni – e principali antagonisti – Lisidamo (Davide Aragona) e Cleostrata (Valentina Massafra), per un matrimonio di copertura. Ma non è tutto: si scoprirà infatti, che la giovane non è una svhiava, ma una donna libera, in quanto figlia di Alcesimo (Alberto Greco), vicino e complice di Lisidamo nelle sue senili brame d’amore.
La beffa si risolve e tutto torna alla normalità, esaltando con canti e danze la geninuità dell’amore virtuoso.
L’adattamento da Plauto risulta dinamico, strizzando (anche troppo) l’occhio alla contemporaneità; in particolare grazie all’utilizzo (da parte della “coppia di trascinatori” formata da Elia Tedesco e Giuseppe Serra) di un vocabolario di termini molto attuali che comprende espressioni come #andiamoacomandare #noMariaioesco e il “tormentone” ricorrente, che indubbiamente avvicinano i giovani al linguaggio del teatro, ma al tempo stesso, lasciano assaporare “da lontano” il gusto “classico” della commedia.
Suscita simpatia anche Davide Aragona, nei panni del vecchio Lisidamo: la sua è una buona caratterizzazione, che sembra voler ricordare in certe inflessione interpretative l’indimenticabile Marty Feldman-Igor di Frankenstein Junior. Resta comunque auspicabile poterlo apprezzare nuovamente, in un prossimo futuro, in ruoli più "giovani".
I ruoli femminili sono affidati a Valentina Massafra (perfetta “matrona” ingannatrice e dal polso deciso) e Elisabetta Gullì (quasi un’attrice “consumata” nel ruolo di Pardalisca, ancella e complice di Cleostrata), le quali suppliscono all’assenza della protagonista offrendo convincenti interpretazioni.
In scena, dunque, un buon cast di giovani attori, ma l'interpretazione di almeno un ruolo da parte di un attore (o un'attrice) "over 30" avrebbe sicuramente rappresentato un valore aggiunto. Gradevoli musiche e canzoni, apprezzabili ancor meglio se si fosse scelto di amplificare le voci “live” degli attori in scena tramite l’utilizzo di microfoni panoramici.