In una panorama abbastanza desolante per la cultura in Italia e per la danza in particolare, settore che viene lasciato ormai quasi abbandonato a se stesso e all’iniziativa personale di pochi illuminati che spesso investono personalmente per proporre iniziative (finanziamenti sempre più ridotti alle compagnie stabili, pochi incentivi per aprirne altre, scuole di formazione sempre più in deficit, iniziative private che stanno praticamente scomparendo, scuole di danza soffocate dalle palestre fitness a dieci euro dove si balla e si danza di tutto e di più), c’è chi decide di andare avanti nel segno della qualità.
Come per esempio l’Associazione D’Angel diretta da Simona Griggio che, dopo Genova e La Spezia, ha coraggiosamente organizzato a Milano in collaborazione con il “Balletto di Milano” nella sede del Teatro di via Fezzan, un gran galà della danza intitolato “Danzatalenti 2015”, il cui obiettivo era quello di mostrare l’eccellenza della formazione della danza milanese. Ospiti della serata alcuni, non tutti, dei più importanti centri di formazione professionale meneghini il cui arduo compito, in tempi di Expò e di concentrazione di capitali verso altre mete, è quello di formare alla dura disciplina della danza giovani leve. Spesso costrette però, alla fine della dura formazione nelle diverse tecniche del classico, moderno, contemporaneo e via dicendo, ad emigrare all’estero per trovare lavoro.
Madrina della serata la sempre seducente Oriella Dorella la quale, dopo una sigla di benvenuto costituita da una coreografia di Marta Levis dove il mix tra classico, moderno e ginnastica artistica presentato dalla S.P.I. D. Dance Company Scuola Professionale Italiana Danza di Milano, ha dato l’idea del momento di confusione anche a livello creativo in cui versa il mondo della danza. La Dorella ha proprio posto l’accento sulla necessità di ritrovare “l’anima della danza” esortando coreografi e insegnanti di danza "a non concentrasi su una bella gamba alzata " ha detto la danzatrice o solo sull’aspetto virtuosistico e spettacolare di una esibizione di danza, ma a ritrovare il vero spirito dell’arte di Tersciore basata soprattutto sull’espressione sulla comunicazione di emozioni che dovrebbero sorgere dall’animo umano.
Del resto durante le esibizioni presentate si è visto il grande sforzo fatto da questi giovani talenti e dai loro insegnanti e coreografi che cercano in ogni modo di aiutare questi giovani a varcare la soglia del professionismo e a far trovare loro un contratto di lavoro in un lontano teatro del mondo.
Ad esibirsi sul palco del Teataro di Milano c’erano l’Accademia Ucraina del Balletto, il Centro Formazione Aida di Milano e il Centro Studi Coreografici Teatro Carcano di Milano che hanno presentato brani tratti dal repertorio della musica popolare come “La danza Zingara” di Smirnova, fino ad arrivare al celebre pas de deux da “Il Corsaro” con la coreografia ripresa Petipa e la musica di Drigo. Dimostrando un grande impegno c'erano anche i giovani dell’Ensemble Centro Formazione Aida che hanno presentato una coreografia di Francesco Ventriglia ispirata al “Bolero” di Ravel.
Sul palco, a dimostrare che con la fatica e lo studio si può arrivare, c’erano anche dei professionisti come quelli del Balletto di Milano, i quali hanno presentato un estratto de “La vie en Rose” con la coreografia di Adriana Mortelliti, ma soprattutto i guest della Scala di Milano Virna Toppi e Christina Fagetti. I due danzatori scaligeri hanno presentato la coreografia “En ècoutant du Schumann” creata da Emanuela Tagliavia su musica di Robert Schumann rielaborata in chiave contemporanea con grande sensibilità da Giampaolo Testoni. La coroegrafia era stata creata dalla Tagliavia al Teatro Bolshoi nell’ottobre del 2004 in occasione del Festival Gran Pas.
Il romanticismo di Schumann diventa vortice di passione nella musica rielaborata da Testoni che trasforma il decadentismo del valzer in una danza meccanica di sapore quasi futurista. La cifra coreografica di Emanuela Tagliavia riesce sempre a uscire dai clichè de passi a due neoclassici trasformandoli in una forma di comunicazione poetica di grande modernità al di fuori dagli schemi. Virna Toppi e Christian Fagetti oltre ad essere danzatori dalla grande tecnica, sono artisti capaci di trasmettere al pubblico una perfetta fusione tra armonia del movimento ed energia espressiva.