Per famiglie
LA FAMIGLIA DELL'ANTIQUARIO

Antiquariato o anticaglie?…


	Antiquariato o anticaglie?…

Antiquariato o anticaglie? Il passo è breve, quanto l’inganno inevitabile, soprattutto se la vittima del raggiro è Anselmo Terrazzani, protagonista di una delle commedie più riuscite di Carlo Goldoni, “La famiglia dell’antiquario”. Un nobile in decadenza, squattrinato e spendaccione, che ha la pretesa di possedere quel gusto, tutto particolare, in materia di antichità ma che è tale da portarlo a collezionare vere e proprie patacche. Il conte però non è l’unico personaggio ad essere ‘abbagliato’ da qualcosa che, in realtà, non è. Nella sua casa, altri personaggi sembrano non vedere al di là del proprio naso: la moglie Isabella, altezzosa e vanesia, che si atteggia a giovane senza avere l’età o il figlio Giacinto, fresco sposo di Doralice, che assiste agli scontri tra la madre e la moglie, sperando invano che il signor padre vada in suo soccorso per placare gli animi delle due donne. Seguendo uno schema narrativo non certo inedito per la commedia dell’arte, a  questi personaggi si contrappongono, per scaltrezza e pragmaticità, i servitori della casa, Brighella - spalleggiato dall’amico Arlecchino - e Colombina i quali si industriano per gabbare i padroni, sottraendo loro denari con l’inganno e la manipolazione. La fortuna, ‘in ogni senso’ è il caso di dire, per i Terrazzani è data dalla presenza di Pantalone, padre di Doralice, che non solo finanzia le spese pazze dei nuovi parenti attraverso la cospicua dote garantita alla figlia, ma che ad un certo punto prenderà in mano le redini della casa, amministrando le finanze colabrodo nel tentativo di mettere ordine nei conti in dissesto.

Si provi ora a immaginare una trama simile, con una così intensa e intricata struttura narrativa, interpretata non da consumati attori di tradizione classica… ma da burattini. Le ‘creature’ realizzate dalla compagnia “Carlo Colla & Figli”, sapientemente manovrate dalle mani esperte dei marionettisti, sono protagoniste della commedia goldoniana datata 1749 e animano un palco che, da solo, sarebbe sembrato solo una bella cartolina da ammirare. La scenografia, infatti, appare molto curata e particolareggiata, senza lasciare nessun dettaglio al caso e la minuziosa ricostruzione degli interni è talmente precisa da far venir voglia di salire sul palcoscenico e osservare le pareti dei tre interni proposti, come si farebbe in una galleria d’arte. Ma l’antico palazzo veneziano che ospita le vicende della famiglia Terrazzani rappresenta solo uno dei motivi che spingono lo spettatore a non scollare gli occhi da quello che ha davanti a se’. Seppur prive di quell’espressività propria degli attori ‘in carne ed ossa’, le marionette in scena riescono con pochi movimenti a restituire l’umorismo e la sagacia dei testi goldoniani, anche quando le voci fuori campo dei burattinai tacciono. Un’opera inevitabilmente divertente, proposta in una riduzione che si rivolge soprattutto ad un pubblico giovane e che riesce, ancora una volta, a raccontare in modo spiritoso vizi e capricci di una società in decadenza, lasciando aperto il finale: basterà separare suocera e nuora per garantire la pace familiare?

Visto il 05-06-2014