Harold Bloom, illustre critico letterario statunitense, in un’intervista del 2009 ha dichiarato che, tra i due fratelli Singer, il più dotato fosse in realtà Israel, autore de “I Fratelli Ashkenazi” nonostante il Premio Nobel assegnato nel 1978 al più giovane Isaac. Nessuna menzione invece per Esther, la maggiore dei figli del rabbino Singer, troppo presto relegata al ruolo di moglie di un tagliatore di diamanti attraverso un matrimonio combinato che avrebbe doluto tarpare ogni sua velleità artistica. Le varie circostanze della vita però hanno voluto che, in un beffardo gioco del destino, la produzione della Kreitman si limitasse a poche opere, tardive nella pubblicazione, e il talento letterario di Israel passasse in secondo piano mentre cominciava l’ascesa del fratello minore, anche lui naturalizzato statunitense verso la metà degli anni ‘40.
Sono solo alcuni frammenti della vita dei tre scrittori yiddish, protagonisti della conferenza-spettacolo tenutasi al Franco Parenti di Milano, un teatro che in passato ha dato largo spazio alla cultura ebraica. La famiglia Singer, del resto, vanta un vissuto molto particolare: partendo da vicende e fatti biografici poi trasformati in episodi storici, i tre autori hanno affrontato temi diversi, dalla religione al razzismo e alla guerra, parlando anche dell’amore e del sesso. Lo spettacolo, ideato e guidato da Luca Scarlini, ha visto compartecipi della rappresentazione due attori bravissimi del panorama italiano, Elia Schilton e Anna Nogara, che si sono alternati sulla scena per presentare al pubblico il percorso artistico e personale dei fratelli Singer, attraverso la lettura di alcuni stralci dei loro romanzi, immagini e canzoni.
Un progetto ardito e sperimentale, che ha cercato di dare un’idea, perlopiù un assaggio, del vasto universo rappresentato del mondo ebraico con le sue tradizioni e valori. Ripercorrendo la vita di tre scrittori che hanno vissuto esperienze simili durante gli anni della diaspora dell’Est Europa nel XX secolo, il cast ha provato ad esplorare una cultura che molto ha dato e molto ha lasciato in eredità, in termini di umorismo (Woody Allen ne è esempio) e di produzione letteraria, narrando momenti di vita collettiva - i matrimoni sono una costante nelle opere dei Singer - in cui emerge tutto l’attaccamento alla tradizione o, per alcuni loro personaggi, il rifiuto verso modelli sociali precostituiti, espresso sotto forma di insofferenza personale e azione rivoluzionaria. Un altro importante contributo sta nella visionarietà, elemento fondamentale dell’iconografia del primo Novecento, secondo alcuni alla base dello stesso movimento surrealista che si andò sviluppando in quegli anni. Una sorta di ‘fiducia nella fantasia’, come l’ha definita lo stesso Scarlini, di cui il mondo occidentale era sprovvisto fino ad allora e che, anche attraverso la narrazione pittorica di artisti come Marc Chagall, penetra finalmente nell’arte e nella letteratura dell’Europa di inizio secolo.