"Cerco l'uomo" è una frase attribuita al filosofo greco Diogene di Sinope, detto Diogene il Cane.
In questa frase viene sintetizzato un complesso sistema di valori che, ahimé, agli occhi dell'ellenico pensatore risultavano completamente perduti nella società "civilizzata". La ricerca dell'umanità insita in ognuno di noi e nel prossimo era lo scopo finale della vita del suddetto che, nel tentativo di rinunciare all'artificiosità dei comportamenti umani, viveva come un cane. E' considerato, insieme al suo maestro Antistene, il fondatore della scuola filosofica dei Cinici.
Ascanio Celestini non è il Diogene di Sinope moderno, non vive in una botte e non esplica le sue funzioni corporali in mezzo ad un teatro, come faceva il grande pensatore. Ma ha di sicuro una cosa in comune: vuole cambiare il mondo, mostrando ad ogni spettatore il proprio "culo". Perchè, come dice l'attautore, è possibile vedere quello di tutti tranne il proprio. E scopo dello spettacolo è mostrare a tutti quello che non riescono a vedere direttamente, ovvero tutti gli atteggiamenti crudeli ed iniqui nei confronti dell'"altro", in qualsiasi modo si intenda ed in qualunque forma si mostri.
Marchio di fabbrica dell'attore romano è la quasi totale assenza di movimenti, di luci abbaglianti o colonne sonore da film hollywoodiano. Il palco è alla sua mercè e, con straordinaria presenza scenica, il pubblico rimane ipnotizzato da quello che dice. Pillole di sapere in un paese che schiva ogni forma di riflessione come fosse lebbra, che non combatte il razzismo come dovrebbe e che non si cura sufficientemente dell'educazione delle sue nuove leve. Quasi fossero dei ricordi, i racconti di Celestini si innestano nella memoria del pubblico che, reagendo alle sue parole, immagina le scene descritte e riesce a viverle da molteplici punti di vista.
La grande potenza del teatro di narrazione sta nella sua capacità di portarci indietro nel tempo, quando i nostri genitori, prima di addormentarci, ci raccontavano le storie della nostra famiglia, eventi buffi o divertenti. Poco importa che fossero eventi reali: in quel momento era la fantasia del bambino a renderli tali. Allo stesso modo Celestini riesce ad affabulare lo spettatore con racconti ben scritti e, come un bardo dei tempi moderni, ci esalta al racconto di favole forse fin troppo attuali.
La realtà però si innesta, andando a distruggere la speranza dell'Happy Ending e riportando tutti alla crudeltà della natura umana.
Cerca l'uomo, Ascanio. La mia speranza è che tu riesca a trovarlo prima che sia troppo tardi.