LA FORZA DEL DESTINO - La Recensione. Una precarietà costante e un continuo scollamento dalla realtà sono i temi costanti de La forza del destino, l’opera forse più intrisa di spiritualità e di sentimento religioso di Giuseppe Verdi.
Una precarietà costante, un continuo scollamento dalla realtà, un inutile combattimento contro il destino sono i temi costanti de La forza del destino, l’opera forse più intrisa di spiritualità e di sentimento religioso fra tutte quelle della produzione di Giuseppe Verdi.
L’ambientazione e le scelte registiche
Proprio per sottolineare questa totale precarietà, la scenografia di Emanuele Sinisi mette al centro di uno spazio indeterminato, nel quale gli arredi di scena sono ridotti all’osso (un tavolo e poco altro), una cornice spesso troppo ristretta per contenere i dipinti del finlandese Hannu Palosuo, ispirati alla vicenda narrata. Su tutto dominano i colori in genere terragni, i costumi che rimandano alla seconda metà del XIX secolo e le belle luci di Fiammetta Baldiserri che hanno uno spazio non da poco nel mettere in evidenza i diversi momenti, le ambientazioni e i caratteri dei personaggi.
Semplice, lineare, ma molto efficace soprattutto per quanto concerne le scene che prevedono la presenza del coro, la regia di Italo Nunziata.
Leonora totale
Anna Pirozzi, per la prima volta nei panni di Leonora, è protagonista indiscussa della serata. L’immedesimazione nei panni della protagonista è totale; la voce, solida e potente, brilla per nitore e delicatezza di emissione; la naturalezza e morbidezza del fraseggio sono mirabili; le sfumature ricchissime di colori.
Ottimo squillo per il don Alvaro di Luciano Ganci, eroico e al contempo malinconico. La voce è ben timbrata e ricca di sfumature, l’interpretazione coinvolgente.
Leggere incertezze, che non inficiano però la prova, per Kiril Manolov nei panni di Don Carlo di Vargas che rivela di possedere uno strumento dalla notevole ampiezza e di saper dare la giusta autorevolezza al suo personaggio. Bellissimo timbro per Marko Mimica il quale interpreta un Padre Guardiano giustamente autorevole dall’ottimo legato.
Notevoli anche la Preziosilla di Judit Kutasi con la sua voce omogenea e pulita e il Fra Melitone di Marco Filippo Romano che si distingue per capacità interpretativa.
Completano il cast: Mattia Denti (Marchese di Calatrava), Cinzia Chiarini (Curra), Juliusz Loranzi (un Alcalde, un chirurgo), Marcello Nardis (Mastro Trabuco).
Interessante la direzione di Francesco Ivan Ciampa che stacca tempi serrati e si mostra capace di abbandoni lirici, ma parimenti anche di dispiegare la narrazione in un unicum vorticoso che dona emozioni a chi ascolta, non scordandosi di gettare sempre un occhio attento al palcoscenico.
Di vaglia anche la prova del Coro del Teatro Municipale, ben preparato da Corrado Casati.