Lirica
LA GRISELDA

Il vecchio Vivaldi e il giovane Goldoni insieme: “La Griselda” torna in scena a Venezia

La Griselda
La Griselda © Michele Crosera

La Griselda torna sulle scene veneziane – quelle del Teatro Malibran, ora - dopo quasi tre secoli dalla sua creazione, continuandovi un percorso di riscoperta del Vivaldi operistico iniziato nel 2018 con Orlando furioso, e proseguito con Dorilla in Tempe, Ottone in villa e Farnace. Sempre con la direzione musicale di Diego Fasolis

Melodramma presentato nel maggio 1735, La Griselda vide il vetusto libretto del Zeno - già più volte intonato da altri compositori - rivisto ed adattato alle nuove esigenze dal giovane Goldoni. La musica del Prete Rosso – in parte autoimprestiti, in parte tagliata su misura della pupilla Anna Girò – fece il resto, ed il lavoro incontrò il favore degli spettatori del Teatro di San Samuele. 

Michela Antonucci, Jorge Navarro Colorado e Ann Hallenberg

Due scene diverse per il melodramma barocco 

Portare in scena ai giorni nostri un'opera barocca pone sempre di fronte a due scelte diverse. Riprendere in qualche modo lo spirito del tempo che lo voleva spettacolo astratto, immaginifico, in qualche modo extra temporale, ponendosi così sulla scia di un Ponnelle, o di un Pizzi; oppure collocarla in tempi più vicini a noi, impostando una chiave interpretativa ed una drammaturgia che l'avvicinino allo spettatore moderno. In un caso o nell'altro, sempre con l'auspicio che intervengano intelligenza e creatività, a braccetto del dovuto rispetto della partitura. Cosa che non sempre accade. 

Dalla Tessaglia antica al Novecento 

Regia, abiti e scene di Gianluca Falaschi, e la drammaturgia di Mattia Palma imboccano la seconda via, e ci portano all'incirca nel primo '900, in un opificio dove la manodopera femminile è sotto oppressiva sorveglianza maschile. La storia infatti non si apre nei saloni della reggia di Tessaglia, governata dall'inflessibile Gualtiero, ma su un laboratorio dove Griselda – sua consorte - ed altre sartine cuciono su vecchie macchine a pedale. 

GLI SPETTACOLI 
IN SCENA IN ITALIA

Non si comprende né perché una regina debba esercitare tale mestiere, né perché una volta ripudiata – il taglio della treccia a simboleggiare la perdita della corona - debba mostrarsi sempre imbruttita e spettinata come la disneyana Maga Magò. Così anche le lacrimose recriminazioni d'una donna respinta dall'augusto marito (sebbene solo per tastarne la fedeltà!), oltre che già petulanti di per sé, diventano pure grottesche.

Siamo ora, con cambio di scena, in una folta foresta: il “luogo agreste” dove Griselda trova momentaneo rifugio. Cosparso, ad un certo punto, di oggetti vari che c'entrano poco o nulla. E' un po' tutto lo spettacolo sottopostoci al Malibran a procedere fuorviante, arzigogolato e poco convincente; e per di più cosparso di molte banalità, e con qualche punta di vacua trivialità: l'ubriachezza sguaiata dei cortigiani, per dirne una, ed il solito stupro cui segue una minzione maschile (di spalle, per fortuna). 

Michela Antonucci e Kangmin Justin Kim

Un melodramma non facile da portare in scena 

La Griselda, in realtà, paga il dazio di un libretto d'alterno merito e di un soggetto inverosimile e ipermaschilista, che oggi ci riesce alquanto assurdo. Meno male che le pagine musicali sono in gran parte d'altissimo livello. In più c'è la duttile concertazione di Diego Fasolis a risollevarne le sorti; ed è una concertazione che oltre a preservare tutti i da capo, come da prassi d'epoca, spinge i cantanti a offrire colorature mirabolanti (pur se non dipanate in qualche caso con l'opportuna fantasia). 

Oltre a ciò, l'esecuzione strumentale del maestro svizzero è organizzata con esemplare precisione e piena stilistica, con ammirevole nitidezza e buona varietà di timbri e colori. Insomma, non ci si annoia mai. Bravi, indubbiamente, anche gli strumentisti dell'Orchestra della Fenice, in versione barocca, innervata da un continuo sciolto e puntuale. 

Jorge Navarro Colorado e Ann Hallenberg

Le spericolate arie di Griselda sono appannaggio del mezzosoprano svedese Ann Hallenberg, che convince abbastanza sul piano tecnico, assai meno su quello espressivo: «Ho già il cor lacero» e «No, non tanta crudeltà» sono dipanate con precisione, ma con poco affetto e calore. 

Il tenore iberico Jorge Navarro Colorado, dall'apprezzabile timbro naturale e dalla solida colonna di fiato, è un appropriato Gualtiero; il controtenore coreano-americano Kangmin Justin Kim rende un Ottone duttile e morbido, sostenuto da un respiro eccellente e da un'estensione non comune, vedi egregia resa di «Dopo un'orrida procella», della sognante «Vede orgogliosa l'onda» e di «Scocca dardi l'altero tuo ciglio». 

Il controtenore Antonio Giovannini è il pavido Roberto: passabile nelle sue tre arie, ma sproloquiante nei recitativi; il soprano Michela Antonucci interpreta con una certa timidezza la giovane Costanza, infondendo modesto impulso all'ardua, celebre aria «Agitata da due venti»; il mezzosoprano Rosa Bove regala giusto carattere alla figura di minor peso di Corrado.

Visto il 29-04-2022
al Malibran di Venezia (VE)