LA GUERRA DEL PADRE

La guerra secondo Francesco Gesualdo

La guerra secondo Francesco Gesualdo
Il primo narratore de “La guerra del padre” è il suono nostalgico del pianoforte: le melodie eseguite dal vivo da Fabio Salvi ci introducono con fluidità al secondo narratore, la voce di Gerry Gherardi modulata con toni accorati, efficaci e descrittivi nei monologhi di cui egli è anche autore; si potrebbero socchiudere gli occhi e nella mente immediatamente si ricreerebbero quelle immagini evocate dai suoi racconti di guerra e dei molti personaggi a cui da vita sul palco. La stessa regia lo vuole più statico nelle narrazioni vere e proprie, facendolo invece muovere di più per dare corpo di volta in volta al Padre o al Matto ed altri ancora, cambiando anche accento regionale in un trasformismo continuo e colorito ma realistico. Il terzo interprete in fine è Luca Giliberto nei panni dell’amico Ernesto, al quale spetta il compito di leggerci le lettere del ventenne Francesco Gesualdo. In questo susseguirsi di suoni e atmosfere veniamo calati magicamente in una bella testimonianza del lontano anno 1915, visto anche dalla parte delle donne che attendono il ritorno dei loro mariti o dei loro figli. Il momento più godibile dello spettacolo è forse il racconto a cui da inizio il suono del violino di Celestino Biancofiore – un artista che evidentemente coi combattimenti non aveva nulla a che vedere – o ancora l’incredibile episodio della partita di calcio improvvisata sui campi, aneddoto raccontato dal Matto ai suoi compagni: una testimonianza di come i nemici, prima ancora di esser tali, si trovano vicini nella voglia di tornare alla vita vera ed in conclusione nell’essere uomini. La compagnia affronta con questo lavoro una tematica non facile, affrontandola con grande rispetto e delicatezza, dando occasione al pubblico di riscoprire una storia che si sta ormai dimenticando.
Visto il 16-02-2010
al Due di Roma (RM)