Lirica
LA LOTTA D'ERCOLE CON ARCHELOO

La lotta contro il fiume

La lotta contro il fiume

Nella suggestiva cornice del restaurato Chiostro di San Domenico ha avuto luogo la terza produzione operistica del 40° Festival della Valle d’Itria, sempre attento alle riscoperte del periodo barocco. La scelta quest’anno è sull’opera “La lotta d’Ercole con Archeloo” di Agostino Steffani, cantante e diplomatico, autore piuttosto sconosciuto in patria ma che produsse musica molto apprezzata dai contemporanei ed eseguita ancora oggi nei migliori teatri europei.

Nato a Castelfranco Veneto nel 1665, si formò alla scuola di Francesco Cavalli e divenne ben presto cantore della Basilica di San Marco. Nel 1667 si trasferì a Monaco sotto la protezione dell’Elettore Ferdinando, dove continuò gli studi. Nel 1680 venne ordinato sacerdote e la sua carriera di compositore si indirizzò anche verso la musica sacra. Nel frattempo portò a termine nel 1681 la sua prima opera teatrale Marco Aurelio commissionata dall'elettore Massimiliano Emanuele che lo nominò maestro di cappella. Seguirono molte altre opere teatrali nei successivi vent’anni, poi lasciò la carriera musicale per divenire ambasciatore dell’Elettore in diverse missioni diplomatiche e successivamente venne ordinato vescovo di Spiga. Nel 1728, dopo un viaggio in Italia, si spense a Francoforte. La sua musica ha influenzato la musica tedesca e si rifà costantemente all’opera veneziana, aggiornata però dalle esperienze europee e arricchita dalla sua particolare fantasia musicale. Non si conoscono a tutt'oggi tutte le sue opere e molte non sono complete, anche perché molte pur essendo di sua mano, portano un nome diverso. È il caso de “La lotta d’Ercole con Archeloo”, che si conosce attraverso un manoscritto tedesco, rappresentata ad Amburgo col titolo di “Alcides” nel 1696. Quest’opera presenta un alleggerimento della scrittura, armonie chiare, una condotta melodica snella e piacevole, ritmi regolarmente scanditi. Un “divertimento”, come lo definisce lo stesso Steffani, affidato ai giovani talenti dell'Accademia del Belcanto dedicata al repertorio seicentesco.

Benedetto Sicca è riuscito a creare una regia sobria ma al tempo stesso ricca di movimenti e trovate sceniche pur con qualche ingenuità. Indubbiamente la parte del leone le fanno le coreografie dello stesso Sicca in collaborazione con la Fattoria Vittadini, gruppo milanese di danza stabile che ha energicamente e fattivamente contribuito a rendere l'opera dinamica e ammiccante. Ben delineati anche i personaggi, con una caratterizzazione decisamente personale: spavaldo ma infantile Archeloo, pavido e insicuro Eneo, dolce e posata Deianira, evanescente e ieratico Ercole. Essenziale e unica la scena di Maria Paola Di Francesco: un fondale che rende il fiume e l'acqua e, in una scena particolarmente suggestiva in cui i corpi sinuosi dei ballerini si intrecciano dietro alla scenografia visibili al pubblico, scendono da questa rivoli di acqua vera. Ben utilizzato anche lo spazio del Chiostro, dai terrazzi alle logge: tutto concatenato all'azione scenica. Coerenti con il resto i costumi di Manuel Pedretti.

Bravi i giovanissimi cantanti, da cui emerge la voce del controtenore Riccardo Angelo Strano dalle non indifferenti qualità vocali: un timbro pieno, sempre compatto lungo tutta la tessitura e dall’emissione molto ben curata, pulita, armoniosa, ben impostata e con begli acuti. Sicuramente una delle voci controtenorili più pertinenti del momento, senza sbavature, senza toni acidi e graffiature che spesso contraddistinguono, purtroppo, questa vocalità. Pienamente nella parte di Archeloo, ha dimostrato di possedere non solo  una bella voce ma notevoli doti attoriali.
Federica Pagliuca è stata una Deianira dolce e appassionata, che ha unito qualità vocali già mature con una grazia particolare. Possiede una vocalità piena, fresca e leggiadra, con acuti sostenuti e sicuri, adatta al repertorio barocco ma non solo.
Dara Savinova ha delineato un Ercole molto algido ed etereo, ma la voce ha confermato doti canore molto buone e un'ottima preparazione tecnica.
Altalenante Aurelio Schiavoni in Eneo; indubbiamente il ruolo scavato per il personaggio dal regista non ha contribuito a far emergere le doti del contraltista, anche se è risultata infine una prova più che accettabile.

La direzione del maestro Antonio Greco è stata ineccepibile. Ormai punto fisso di riferimento al Festival della Valle d'Itria per quanto riguarda la musica barocca, ha dimostrato ancora una volta la sua esperienza e il suo valore. Tempi adeguati, mano ferma, ha diretto con energia e polso l'Ensemble Barocco dell'Orchestra Internazionale d'Italia.

Visto il
al Verdi di Martina Franca (TA)