Prosa
LA LUNGA NOTTE DEL DOTTOR GALVAN

Ma quanto è bravo Marcorè? E'…

Ma quanto è bravo Marcorè? E'…
Ma quanto è bravo Marcorè? E' uno dei pochissimi artisti veramente versatili che sa spaziare, senza fare una piega - e sempre con successo - dal serio al comico, passando per l'impegnato e il culturale. Tra l'altro, se devi spiegare "chi è" Neri Marcorè, ti ritrovi davanti a un buco descrittivo: non sai effettivamente "come" definirlo per far sì che l'interlocutore lo individui. L'attore de "Il cuore altrove" e di "Viva Zapatero!"? Oppure di un film più leggero come "Se devo essere sincera"? O il conduttore di "Per un pugno di libri"? Oppure, ancora, il doppiatore? O, magari, lo strepitoso imitatore di Gasparri? Ma se vogliamo commuoverci subito, basta ricordarlo come Papa Luciani, nella fiction Rai di metà ottobre. Ma Marcorè è anche uno straordinario uomo di teatro, come dimostra in questo faticoso monologo di Daniel Pennac "La lunga notte del dottor Galvan" (titolo originale: " Ancien malade des hopitaux de Paris"). Si tratta di un raccontino di 60 pagine che parla di un giovane medico idealista di guardia in Pronto Soccorso in una domenica di luna piena. Niente licantropi e metamorfosi stavolta. Galvan vive una nottata intensa e grottesca tra personaggi eccentrici e malanni di ogni tipo; tra loro, un uomo strano, che ripete ossessivamente solo una frase: “Non mi sento tanto bene”. In Galvan scatta la mission: salvarlo. Ma il paziente è peggio di un caso del Dr. House e ogni diagnosi viene smentita da un sintomo che è favore di una nuova diagnosi. Anche un luminare appositamente interpellato lo dà per spacciato; Galvan, sfinito, si addormenta al capezzale del ritornelloso malato e al mattino lo aspetta un coup de theatre da psicanalisi. Messo in scena in modo pulito e schietto da Giorgio Gallione per il Teatro dell'Archivolto, questo testo è raffinato ma faticoso. Il ritmo è veloce e incalzante; l'ironia e l'humour stanno acquattati sul fondo, come un coccodrillo nella palude, per cui non ci sono grosse risate, ma piuttosto compiaciuti sorrisi. Il mondo medico è sdrammatizzato grazie a un'intelligentissima satira del sistema e, durante il monologo, ci si rende conto che solo un attore plasmabile come Marcorè poteva essere scelto per un testo del genere. La "transumanza" libro-palco è ben diretta e gestita sapientemente, nonostante richieda all'attore uno sforzo fisico e mentale notevole. La bella e calda voce di Marcorè srotola via con precisione e garbo, con l'aggiunta di seconde voci e celeberrime imitazioni ("Sei solo chiacchiere e distintivo, solo chiacchiere e distintivo!") e il suo andirivieni sul palco esprime la concitazione che c'è nel libro. Centralissime le scenografie: letti, attrezzi ospedalieri e congegni vari sono per metà sospesi e accatastati, simbolo di confusione, frenesia e ricordi in circolo. Lo stesso Neri aziona e manovra il tutto, senza perdersi mai. Nonostante l'aggettivo del titolo, lo spettacolo è breve (1 ora e 20 minuti senza intervallo), ma ugualmente intenso. Particolarmente apprezzabile dagli operatori Sanitari in genere, ma non esclusivo, conferma Marco..rè come..."Re" del Mondo: eccezionale, ancora una volta. Milano, Teatro Ciak, 31 ottobre 2006 In replica fino al 12 Novembre
Visto il
al Chiabrera di Savona (SV)