Sul palco il monologo di Valeria Solarino si alterna alle musiche composte ed eseguite dal vivo da Marco Zurzolo, insieme ad Agostino Mennella.
Ogni giorno nasce come una giornata qualunque, ma può capitare una piccola distrazione e si trasforma in tragedia. Come ogni fatto della vita, questo ha conseguenze diverse, ognuno lo “legge” e lo vive a modo suo. Poco più che persone - La moglie è il punto di vista del secondo personaggio portato in scena all’interno del Festivaldera 2019.
Sul palco il monologo di Valeria Solarino si alterna alle musiche composte ed eseguite dal vivo da Marco Zurzolo, insieme ad Agostino Mennella.
La voce delle emozioni
Mennella alla batteria e Zurzolo al sax danno vita al dolore della storia, l’uno con tocchi precisi, l’altro con lamenti quasi vivi. Una grande esecuzione la loro: ecco il dolore della storia. Le musiche interrompono il monologo dando risalto a dei momenti di maggiore pathos e “salvano” dando voce all’emozione che non è stata data dal personaggio, dato che la storia parla di chi emozioni non ha, non vuole avere per preservare la propria integrità. La sofferenza è nella storia, non nella moglie, verso il quale non può esistere alcuna empatia. La Solarino è efficace nell’algido distacco che si trova ad interpretare.
Un testo che inquieta
Michele Santeramo, autore pluripremiato di testi teatrali, ha creato una storia sconcertante dalla cui visione si esce con decine di domande e tante perplessità.
Non c’è compassione né nel personaggio né se ne può provare per esso. Così fredda e incapace di sentimenti, prova esclusivamente fastidio verso l’umanità tutta. Una sorta di misantropia malata la sua, che non solo fa adottare una serie di stratagemmi per salvaguardare la propria preziosissima incolumità, ma che fa compiere atti deprecabili, incomprensibili.
Quando si soffre a tal punto da rendersi anestetizzati al dolore, per poter riuscire almeno a sopravvivere, non ci si macchia di colpe più o meno gravi, si smette di provare emozioni, e basta. Non si fanno soffrire gli altri, non si compiono azioni sconsiderate. Chi compie determinati deliberati atti doveva già avere in nuce una mentalità deviata, già prima di aver vissuto una tragedia, che quindi non può fungere da alibi.
“La moglie” di Santeramo disturba perché qui si va oltre la puntiforme o saltuaria dissimulazione, necessaria talvolta alla sopravvivenza. Qui si va oltre ogni cosa, in senso negativo.
Quale il significato di questo personaggio? Qual è la verità celata in questo testo? Cosa si è voluto comunicare?
Lei ripete più volte rivolgendosi al pubblico: “Tornate a casa felici perché vi sentite migliori di me.” Ma come si può ragionare in termini di migliore o peggiore con un tale termine di paragone!