LA NOTTE POCO PRIMA DELLA FORESTA

Tra solitudine e (im)potenza.

Tra solitudine e (im)potenza.

Ieri era la Francia rivoluzionaria del 1977 quando Bernard-Marie Koltès militante del PCF ( Partito Comunista Francese ) scrisse il monologo La nuit juste avant les forêts, dramma della solitudine e dell'oppressione del potere, scritto che lo stesso Koltès riconobbe come Opera Prima. Ed è oggi l'Italia del 2011, con le sue contraddizioni e scandali, proteste e manifestazioni, e spettacoli sempre ( più ) impegnati. Inutile dire che il testo di Koltès aderisce perfettamente alla situazione storica e contemporanea italiana, nella sua causticità e nella sua forza espressiva, fatta di ripetizioni, invocazioni, grida sorde e lamenti. Il monologo è affidato ad una delle voci ( nonchè corpi ) di punta del panorama cinematografico italiano, Claudio Santamaria, che ne sostiene le pause, i ritmi e il tono quasi soffocato, affaticato, spaventato, (op)represso.

Un uomo solo, uno straniero, un diverso, un disadattato/emarginato dalla società, dai tiranni e da quei «bastardi» ai quali si rivolge spesso con veemenza, dai quali cerca di fuggire, cammina, corre, si ferma, si distingue. Lo straniero Vive la notte, cercando forse un riparo, dal freddo, dalla pioggia, scorgendo un'anima con la quale condividere un caffè, una stanza, o forse una donna, un'amante o una madre. Le parole sono pesanti, così come lo è il passo, su una terra devastata, fatta di rifiuti, pietre e reti metalliche, squarciata da una loce fredda e difficile da sostenere. Il corpo è un personaggio quasi a sé stante, la fisicità è un tratto peculiare per la resa della difficoltà a trovare un posto, oltre che a trovare risposte.

Gesto e parola si uniscono alla musica ( di Giuliano Sangiorgi n.d.r.) suggerita, bisbigliata, che sembra cucita addosso al cappotto dell'uomo, e mantiere l'aria sospesa e poco rassicurante della pièce. Una prima parte squisitamente di stampo sociale e politico quella che mette in scena Juan Diego Puerta Lopez, che lascia spazio ad una riflessione più intima e sentimentale del protagonista, sull'assenza di qualcuno accanto, di una figura amica più che di un compagno. La foresta è vicina, almeno quella di Macbethiana memoria, quella che desta curiosità e timore. Ma l'uomo, finora, è solo.

Visto il 25-02-2011
al Puccini di Firenze (FI)