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DIARIO PERPLESSO DI UN INCERTO

La passione di Onegin, con Bolle travolge la Scala

La passione di Onegin, con Bolle travolge la Scala

Quando nel 1965 il coreografo sudafricano Jhon Cranko decise di trasporre in forma di balletto il celebre romanzo in versi “Evengenj Onegin” di Aleksandr Puskin”, non mancarono le polemiche. Cranko fu accusato di aver ridotto l’opera ad una “storielle d’appendice” e persino il collega coreografo Gorge Balanchine insorse contro l’idea di una traslazione dell’Onegin in danza, chiedendo, “Come si può fare una cosa simile a Puskin? Come si può danzare Onegin? E come mai nessuno finisce in galera per questo?”
Eppure Cranko riuscì a dissipare ogni dubbio e a creare un lavoro coreografico in grado di fondere danza e teatro, tecnica e interpretazione. A quarantacinque anni di distanza stupisce ancora non solo perché è il balletto che più rappresenta lo “stile Cranko”, ma per la sorprendente modernità di un racconto di sapore squsitamente cinematografico.

Lo si è visto al Teatro alla Scala di Milano in occasione della prima rappresentazione del balletto con Roberto Bolle nei panni di “Onegin” e Maria Eichwald, del Balletto di Stoccarda, nel ruolo di Tatjana. Il balletto, con il quale si conclude la stagione 2009/2010, replicherà fino al 13 novembre con cast alternati che vedranno in scena anche Roberto Murru e Emanuela Montanari il 3 e il 5 novembre e Mick Zeni e Beatrice Carbone il 12 ottobre e il 13 novembre, mentre nella pomeridiana del 3 novembre è previsto il debutto anche di Gabriele Corrado e Petra Conti.

Roberto Bolle è riuscito a delineare con grande convinzione, oltre all’eccellenza tecnica che lo contraddistingue, il personaggio di Evgenij, attraverso un studio psicologico del personaggio di forte impatto emotivo sul pubblico che lo ha applaudito sin dalla sua prima apparizione in scena. Dal dandy pietroburghese annoiato dalla vita mondana, dalle donne troppo facili e sprezzante dell’amore sincero che le confesserà la giovane Tatjana attraverso una lettera, si trasformerà in un uomo maturo e tormentato ormai deluso dalla vita. Solo alla fine si renderà conto della sincerità di un’amore ormai perduto, ed esprimerà tutta la sua passione nei confronti della donna che riconoscerà essere l’unico vero amore della sua vita. Bolle, sicuramente nelle prossime recite si lascerà alle spalle quel filo di emozione che traspariva nella sua prima interpretazione di un personaggio che desiderava interpretare da tanto tempo e che rappresenta sicuramente un punto di arrivo per la sua carriera.
Onegin conosce Tatjana in campagna durante una festa data dalla famiglia dei Larin, proprio grazie all’amicizia con il poeta Lenskij, interpretato con grande espressività da Antonino Sutera il quale dà vita al personaggio del poeta deluso dall’amicizia di Onegin, che lo porterà alla morte. La storia si basa sul doppio intreccio di due amori non corrisposti: Lenskji ama la sorella di Tatjana Olga, questa però si farà corteggiare da Onegin, proprio quando quest’ultimo ha appena stracciato nelle mani di Tatjina la lettera con cui lei si dichiarava a lui. E’ da questi contrasti amorso che nasce la tragedia. Lenskji sfiderà a duello l’amico Onegin e quest’ultimo, nonostante le due donne tentino di fare desistere i due amici dallo scontro, lo ucciderà.

La coreografia di Cranko, in questo allestimento ripresa da Agneta Valcu e Victor Valcu con la supervisione di Red Anderson attuale direttore dello “Stuttgarter Ballett”, alterna momenti corali delle danze di corte, alle scene recitate e danzate dai quattro personaggi principali della vicenda.
A questi si aggiunge anche il principe Gremin interpretato da Alessandro Grillo che Tatjana sposerà dopo la delusione di essere stata rifiutata da Onegin. Il balletto può essere considerato un vero e proprio montaggio di sapore cinematografico in cui il testo letterario si fonde in maniera simbiotica con la partitura musicale di Ciaikowski e quella coreografica. La gestualità teatrale e la narrazione della vicenda non cade mai nella pantomima o nella presentazione di personaggi stereotipati dai gesti enfatici che a volte in alcuni balletti di repertorio rischiano di diventare delle macchiette. Sono soprattutto i momenti di immobilità che danno l’effetto drammatico, in alcuni momenti i personaggi si fermano e nonostante la mancanza d’azione, il risultato è la rappresentazione del loro stato d’animo. E’ una sorta di recitazione in silenzio della quale la grande intensità espressiva di Maria Eichwald, nei panni di Tatjana, è maestra.

In “Onegin” il gesto teatrale voluto da Cranko ha un carattere metaforico, come quando Onegin – Bolle tenta più volte dia abbracciare Tatjana nel duetto finale, formando una sorta di anello con le braccia che, movendosi dall’alto verso il basso, scorrono lungo il corpo dell’amata. Il gesto evoca un desiderio di possesso ma anche la disperazione di non poter più avere l’oggetto del proprio desiderio.Nello stesso tempo anche la disperazione di Lenskij- Sutera prima del duello fatale viene comunicata al pubblico attraverso una combinazione di gesti e danza.

Sicuramente però la scena più emozionante del balletto, rimane quella del sogno di Tatjana – Maria nel primo tempo, durante il quale Cranko dà vita ad un passo a due di grande modernità in cui i passi danzati trovano una perfetta fusione con la gestualità e l’espressività naturale del corpo danzante. Nulla viene lasciato al caso e ogni movimento ha una precisa motivazione psicologica, non risultando mai essere solo virtuosismo o semplice movimento estetico. Maria Eichwald in questo senso, è la ballerina perfetta per questo ruolo. Prima di essere nel 2004 allo “Stuttgarter Ballett” era stata proclamata nel 1999 dal quotidiano di Monaco “tz2 la “tz Rose” come ballerina dell’anno, mentre nel 2002 aveva ottenuto una nomination a Prix Benois e aveva danzato al Gala dello stesso premio al Teatro Bolshoi di Mosca.
 

Onegin fino al 13 novembre al Teatro alla Scala

Visto il 09-10-2010