Il nuovo allestimento de “La piccola bottega degli orrori”, musical con libretto di Howard Ashman e musiche di Alan Menken possiede tutti gli elementi per “ammazzare di risate il pubblico”, grazie a una rilettura diversa e accattivante.
“Nel ventunesimo giorno del mese di settembre, nei primi anni di un decennio non così lontano dal nostro tempo, la razza umana conobbe improvvisamente una minaccia mortale che avrebbe messo fine alla sua esistenza. E questo terribile nemico comparve – come molti nemici spesso fanno – nel luogo apparentemente più innocente e improbabile…”
Il prologo dello spettacolo è sempre lo stesso: la vicenda si svolge un negozio di fiori a Skid Row, quartiere malfamato di New York. Ma si intuisce immediatamente che il nuovo allestimento de La piccola bottega degli orrori, musical con libretto di Howard Ashman e musiche di Alan Menken basato sull’omonimo film di Roger Corman (1960), possiede tutti gli elementi per “ammazzare di risate il pubblico”, grazie a una rilettura diversa e accattivante, in chiave 2.0, firmata da Piero Di Blasio.
Le tre formidabili coriste (Giovanna D’Angi/Crystal, Stefania Fratepietro/Chiffon e Claudia Portale/Ronette) non hanno più la pelle scura, ma sono tre giovani donne bianche che, con assoluta padronanza delle sfumature “black” delle loro voci, dispensano brio ed energia fin dalle prime note, muovendosi disinvolte e sinuose sulle coreografie di Luca Peluso, insieme con un ensemble di quattro elementi; mentre la dolce Audrey (Belia Martin, nell’ennesimo ruolo che valorizza le sue potenzialità vocali) ha l’aspetto dimesso di un’immigrata ispanica di colore, che sogna di affrancarsi dalle angherie di un fidanzato sadico e violento (Emiliano Geppetti, assolutamente a suo agio nel ruolo dello svalvolato dentista Orin Scrivello, dedito al consumo di gas esilarante).
Di nuovo Seymour
A 30 anni esatti dal suo debutto nello stesso musical (allora prodotto dalla Compagnia della Rancia), Giampiero Ingrassia torna a vestire i panni di Seymour Krelborn, timido e impacciato commesso del negozio di fiori del signor Mushnik, la cui vita cambia radicalmente dopo il ritrovamento di una singolare e sconosciuta pianta, da lui ribattezzata Audrey II.
Una sfida che l’attore romano ha coltivato con convinzione e vinto con impegno: perché, se è vero che “la sfiga non ha età”, è altrettanto innegabile che trent’anni di esperienza in più sulle spalle e la passione per il proprio mestiere restituiscono al pubblico un Seymour ancora disinvolto e più consapevole.
Un monito attuale
Sono almeno due i fattori che rendono credibile l’intera operazione e le scelte artistiche del regista Piero Di Blasio: aver affidato il ruolo di Audrey II alla drag queen Velma K. (all’anagrafe, Lorenzo Di Pietro), la cui euforica e costante presenza – messa in risalto soprattutto dai caleidoscopici costumi di Francesca Grossi – rende assai verosimile e attuale il monito finale dello show nel Non nutrite le piante; il rapporto di complicità instauratosi sulla scena tra Ingrassia e Fabio Canino, al suo debutto nel musical. Un’intesa divertente e positiva, dai risvolti imprevedibili, come lo spassoso tango ingaggiato tra i due interpreti durante il brano Mushnik & Co.
Nel complesso, la direzione musicale affidata a Dino Scuderi, sulle basi curate da Riccardo Di Paola, ha prodotto arrangiamenti gradevoli, creati a partire dal materiale originale di un’edizione dello show andata in scena a Broadway (2003).