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LA PORTA

L'umanissima, superlativa bravura di due attrici.

L'umanissima, superlativa bravura di due attrici.

Magda Szabó, nata in Ungheria nel 1917, sdoganata in Occidente grazie a Hermann Hesse, è considerata la più grande scrittrice ungherese contemporanea. Nel romanzo <i>La porta</i>,<i> </i> del 1987, pubblicato in Italia da Einaudi nel 2005, ci regala le splendide figure femminile di Emerenc Szeredás, l'anziana donna delle pulizie e di Magda l'io narrante del romanzo, una scrittrice presso la quale lavora e con la quale intesse un rapporto all'apparenza scorbutico, ma di profondo affetto. Un rapporto, durato 20 anni fino alla morte di Emerenc, fatto di franchezza, ma anche di divieti, come quello di non oltrepassare la porta del suo appartamento. Attraverso le vicissitudini delle due donne, la vita abitudinaria di Magda e quella di Emerenc,  costellata di lutti e disillusioni amorose (a cominciare di quella per una per una mucca quando era bambina) il lettore riconosce in tralice la storia del novecento, la seconda guerra mondiale e la dittatura comunista ungherese degli anni 60, alla quale Szabò non ha mai aderito.
Una materia così <i>umana</i> doveva essere resa sulla scena da due animali del palcoscenico, due donne in grado di dare corpo, sangue e carne ai due personaggi senza rimanerne stremante, con un'aura abbastanza potente da infondere loro credibilità. Stefano Massini non poteva fare scelta migliore affidando i due ruoli a Barbara Valmorin (Emerenc) e Alvia Reale (Magda) che ci regalano due interpretazioni perfette e indimenticabili con le quali <i>danno vita</i> alla pagina scritta in maniera  esemplare.
La riduzione del testo, un romanzo corposo di quasi trecento pagine, in uno spettacolo di poco più di un'ora non deve essere stato compito facile. Massini riduce all'osso le vicende narrate e si avvale di alcune didascalie videoproiettate che fanno da collegamento, senza che ce ne sia davvero bisogno, alle varie parti del racconto.
Altri intermezzi video realizzano parti del racconto. Il primo in maniera efficacissima, quando Magda rammenta il primo incontro con Emmerinc e noi ne vediamo videoproiettate le sue mani che lavano i panni in un catino prima che la videocamera panoramichi verso l'altro a inquadrarle il volto, in una anticipazione su schermo del personaggio prima ancora dell'entrata in scena dell'attrice.
Gli altri inserti video sono invece più esornativi,  caratterizzati da una qualità tecnica non alta, scelta sicuramente stilistica, e con una sottile vocazione metanarrativa, essendo i video anche testimonianza delle prove delle due attrici mentre stanno costruendo i personaggi.
Il tempo e le energie spese per la realizzazione di questi video contraddicono la scelta drammaturgica di voler montare questa riduzione come una lettura.
Presentato al festival di Calenzano lo scorso 20 settembre come <i>studio</i>, nonostante l'impaccio della lettura costringa le due attrici a disporsi dinanzi un leggio, <i>La porta</i> si presenta come uno spettacolo compiuto con una sua fisionomia precisa e completa,  che privilegia la fonte letteraria, la pagina scritta e la recitazione delle due attrici, a discapito, forse, della drammaturgia che però trova lo stesso il modo di emergere, tra gli interstizi di una <i>mise en espace</i> che, affondando a piene mani nel romanzo di Szabò, sa presentarsi con una urgenza narrativa autonoma, più carnale della pagina scritta, la cui presenza incombente non scalza nemmeno un po' la potenza evocativa delle due attrici che recitano in un continuo stato di grazia.
Il pubblico apprezza e applaude ininterrottamente facendo uscire le due attrici a più riprese per prendersi i meritatissimi applausi.

Visto il 15-10-2011
al India sala B di Roma (RM)