Prosa
DIARIO PERPLESSO DI UN INCERTO

La rabbia di Melchionna

La rabbia di Melchionna

In scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma Ricorda con rabbia, una commedia di John Osborne del 1956 (titolo originale Look Back in Anger) di cui Luciano Melchionna e Gabriella Schina ne fanno un libero adattamento.

La storia, a differenza di quanto rappresentato da Osborne nei teatri londinesi dell’epoca, non si concentra e incentra sul triangolo amoroso tra Jimmy, sua moglie Alison ed Helena, bensì sull’insieme delle emozioni, delle esigenze e dei comportamenti che 4 giovani adulti (si aggiunge Cliff ai precedenti 3) assumono in un contesto sociale precario.
Ognuno dei personaggi ha una personalità ben definita che emerge netta al pubblico ed enfatizzata oltremodo dalle scelte registiche di Melchionna.

Immersi in una scena composta di lavatrici e frigoriferi di ultima generazione, ritroviamo un cast di attori ben omologato che tesse la tela dell’intero spettacolo grazie alle competenze elevate e alle caratterizzazioni che ognuno di loro concede del proprio personaggio.
Daniele Russo da un’interpretazione decisamente energica, a tratti troppo enfatizzata, di Jimmy, il prototipo del giovane arrabbiato, intelligente ma emblema del fallimento, stanco di doversi assoggettare al volere di una società che lo ha schiacciato, disadattato in un’epoca che non gli appartiene (vive delle sue idee rivoluzionarie); Stefania Rocca veste degnamente i panni di Alison, un’impassibile moglie borghese costretta a vivere in un magazzino di elettrodomestici per “amore” del marito, il ruolo più complesso per difficoltà di interpretazione di tutto il testo perché espressione di un silenzio che deve raccontare più di tante parole; Cliff, impersonato da un preciso Marco Mario De Notaris, è l’amico comune che, con il suo fare rassegnato e la convinzione di essere una nullità, media tra l’animo impulsivo di Jimmy e l’apatia sconcertante di Alison; in ultimo, ma non ultima, Sylvia De Fanti che travolge la scena e sconvolge i ritmi dello spettacolo interpretando Helena, l’altezzosa migliore amica di Alison che si innamora di Jimmy, nonostante le evidenti differenze caratteriali e comportamentali, e ne diventa l’amante.

Il testo di Osborne, che ha anticipato di gran lunga i tempi della modernità, si presta bene alle riflessioni su una società come quella odierna dove la precarietà e l’alienazione del singolo la fanno da padrona. Melchionna ha strutturato l’intera messinscena in modo da esasperare proprio l’aspetto di smarrimento di un’intera generazione e della rabbia che ne deriva, la cui espressione massima si ritrova nel personaggio di Jimmy (Daniele Russo). La rabbia diviene emblema di un tempo, passato o moderno che sia, ma la scelta registica di imporla sulla scena così spesso e con una cadenza quasi ripetitiva nei dialoghi diventa agli occhi dello spettatore una semplice ridondanza letteraria, perdendo un po’ di quella efficacia di fondo.
A tratti i dialoghi si presentano lenti, dovuti presumibilmente ai momenti di silenzio di Alison, un silenzio che dilania, che disorienta perché nasconde un malessere molto più forte di chi ha la forza di urlare la sua rabbia.

Le scenografie di Francesco Ghisu creano l’ambientazione perfetta per dare voce all’alienazione del singolo e al suo modo di interpretare la lotta al sistema. Il disegno luci di Camilla Piccioni e la scelta delle musiche gestita da Giovanni Block assumono un ruolo più che marginale perché delineano con forza e con la giusta intensità i dialoghi e le emozioni che Melchionna ed i singoli attori intendono liberare sulla scena.

Visto il 04-04-2013