Prosa
LA RIVOLTA DEGLI ANGELI

Cerciello e la caduta dei suoi “angeli ribelli

Cerciello e la caduta dei suoi “angeli ribelli
Tradurre per il teatro un’opera di narrativa è impresa assai ardua, molto più di quanto non lo sia, ovviamente, farlo per il cinema. Un romanzo che, apparentemente, poteva sembrare assolutamente irrappresentabile, è, senza ombra di dubbio, “La Rivola degli Angeli” di Anatole France, classico esempio di letteratura decadente, dalle fosche tinte iconoclaste, i cui molteplici ambienti nei quali i tanti personaggi danno vita alla surreale vicenda degli angeli che si ribellano al potere di un Dio nel quale non si riconoscono più, avrebbe fatto tentennare anche il più ardito dei produttori teatrali. Per fortuna c’è chi, grazie al proprio lavoro di formatore di nuove leve di giovani attori, ed alla vena di avventurosa follia che solo i veri artisti posseggono, è riuscito a superare questo a volte invalicabile ostacolo, ed ha deciso di autoprodursi uno spettacolo in cui ben quaranta interpreti danno vita ai personaggi di questo affascinante romanzo, attingendo dal florido vivaio del proprio laboratorio teatrale. E se l’impresa produttiva non dovesse sembrare ancora abbastanza folle, ecco che ad un numero così alto di attori si contrappone, sempre per volere del regista-produttore nonché adattatore drammaturgico, un limite massimo (ma anche minimo) di soli venti spettatori a cui è consentito ogni sera di assistere allo spettacolo. È immaginabile che tutto ciò, e non temiamo smentita, possa accadere solo al Teatro Elicantropo di Napoli, grazie al genio registico più volte qui decantato del suo demiurgo, Carlo Cerciello. La prima grande idea di Cerciello viene subito dichiarata al pubblico forzatamente esiguo giunto nella piccola sala sita nel cuore del centro storico partenopeo: ogni spettatore è affidato ad un angelo-diavolo custode, il quale si occuperà di accompagnare il suo “protetto” nella narrazione personale delle numerose vicende, in un “non luogo” nel quale prendono vita, grazie alla confermata abilità dello scenografo Roberto Crea, i vari ambienti presenti nel romanzo, dalla biblioteca alla chiesa, dalle case dei protagonisti, alla strada, in un continuo e vertiginoso susseguirsi di personaggi e storie, che hanno come fulcro centrale gli angeli senza certezze capeggiati da Arcade, la cui duplicità maschio-femmina trova realizzazione nella doppia interpretazione dei giovani e bravi Raffaele Ausiello e Roberta Caiazzo Due le domande che hanno assillato chi scrive: quanto può interessare ad un pubblico che appartiene alla generazione che ha oltrepassato il 2000 da un decennio una storia che ha scandalizzato ed impressionato chi ha letto il romanzo agli albori del secolo precedente? Perchè un regista dichiaratamente ateo e razionale come Cerciello ha voluto, a sua volta, mettere in scena quel che da lui è stato già ampiamente superato, ovvero la crisi dei valori religiosi ed i dubbi espressi da un intellettuale coetaneo di Oscar Wilde e Gabriele D’Annunzio? Una volta incominciata la rappresentazione, ecco che si fa immediatamente chiara la risposta: le motivazioni del regista e il conseguente interessamento del pubblico avvengono grazie all’operazione di trasformazione che porta nella realtà quello che per l’autore del romanzo era nell’immaginario, trasferendo, cioè, nella storia più o meno recente quello che nel romanzo era invece l’immaginifica astrazione meta-temporale: gli angeli diventano così dei giovani che, come quelli che poco efficacemente Michele Placido ha raccontato nel recente film “Il Grande Sogno”, si ribellarono al potere costituito alla fine degli anni ’60 del XX secolo, e che si unirono in nome di una guerra allo Stato che segnò indelebilmente un’epoca, ma la cui agognata svolta si risolse, purtroppo, solo in una grande e idealizzata illusione. Di questo parla lo spettacolo di Cerciello, la blasfemia pura di cui è intrisa il romanzo, nei confronti dei valori religiosi, si traduce nella blasfemia che, per un uomo appartenuto alla generazione dei giovani sessantottini, rappresenta il mettere alla berlina i suoi miti, quelli che, irrimediabilmente, e anche loro malgrado, finiscono per diventare icone consumistiche sulle magliette vendute a tappeto nei mercatini di tutte le città. Il moltiplicarsi dell’immagine dei rivoluzionari sui capi di cotone, sugli accendini, sui quaderni o sulle bandierine, vanifica la loro stessa “sacralità. Che Guevara venduto accanto a Padre Pio o Superman diventa altro, e la rivoluzione diventa un semplice evento consumistico, destrutturato e senza finalità, tutto macinato nel frullatore dei falsi miti. Cerciello, insomma, ancora una volta riesce a stupirci, a darci il senso vero del teatro, mettendo in crisi persino i suoi stessi valori. Non vogliamo raccontare qui la complessa trama di uno spettacolo che è un perfetto esempio di come si possa coniugare asciutto pensiero politico, onestà intellettuale e grande teatralità. Vogliamo però menzionare tutti gli interpreti, appartenenti al laboratorio che Cerciello, nonostante il considerevole numero di iscritti, insieme a Roberto Azzurro, Massimo Maraviglia e altri eccellenti insegnanti, riesce a condurre con esemplare maestria e, soprattutto, garantendo un alto livello di preparazione e di comune afflato artistico. Ecco l’elenco completo dei giovani (ma qualcuno anche non di primo pelo) attori, tutti bravi ed estremamente funzionali alla scena ed ai suoi personaggi: in ordine d’apparizione, oltre ai già citati Ausiello e Caiazzo, recitano Giuseppe Cerrone, Gianni Caputo, Giosuè Zurzolo, Marco Di Prima, Gianni Ascione, Pina Di Gennaro, Sara Cardone, Stefano Ferraro, Valentina Sanseverino, Margherita Grieco, Pietro D’Onofrio, Paolo Gentile, Antonio Agerola, Renato Zagari, Marco Sgamato, Serena Lauro, Leyla D’Angelo, Viviana Cangiano, Valeria Fralliciardi, Paola Boccanfuso, Mario De Masi, Aniello Maliardo. Nelle vesti dei angeli-diavoli custodi traghettano gli spettatori ancora Cardone, Frallicciardi, Agerola, Gentile e Zagari con Cinzia Cordella, Cecilia Lupoli, Teresa Moccia, Elisabetta Bevilacqua, Ada De Rosa, Marina Macca, Cira Sorrentino, Giulia Fusciacco, Marianna Liguori, Fabiana Fazio, Martina Di Leva, , Roberta Cacace, Amedeo Di Capua, Emilio Marchese, Giusy Crescenzo, Giampiero Maresca. Un esercito di nobili guerrieri che, come i loro “angeli” combattono per un ideale teatro di qualità. Auguriamoci che almeno la loro “guerra” non si infranga contro il baluardo televisivo degli “amici” della De Filippi, e che il futuro del teatro italiano, grazie a realtà come il Tetro Elicantropo, possa essere migliore del deprimente presente.
Visto il 23-10-2009
al Elicantropo di Napoli (NA)