Prosa
LA ROSA TATUATA

Lo spettacolo “La rosa tatuat…

Lo spettacolo “La rosa tatuat…
Lo spettacolo “La rosa tatuata” chiude davvero in bellezza la stagione 2008/2009 del Teatro Quirino, con un cast straordinario che mette in scena una realizzazione teatrale del soggetto di Tennessee Williams che nulla ha da invidiare a quella cinematografica. Mariangela D’Abbraccio si rivela perfettamente all’altezza del suo compito nei panni di Serafina, domina la scena col suo temperamento forte, pratico, agguerrito anche nella disperazione e conquista lo spettatore, accompagnandolo nella visione di uno spettacolo a tratti drammatico e lento (soprattutto per i primi 40 minuti) e in alcuni momenti leggero, divertente ed ironico al punto da far sorridere. E così, dopo un vago accenno di gioia nell’apertura, che però lascia intuire che qualcosa di drammatico sta per avvenire, vediamo susseguirsi una serie di immagini, solo evocate dai discorsi degli altri: la rosa tatuata sul petto del marito, poi apparsa sul seno di Serafina a presagire la sua gravidanza; il marito che muore ammazzato a causa dei suoi traffici clandestini di droga; l’aborto; l’improvvisa ribellione della figlia Rosa, che cerca la sua gioia in un ragazzo conosciuto da poco, sul quale riversare tutte le sue speranze di adolescente e col quale evadere dal dolore che incombe sulla sua casa. Si raggiunge l’apice della tragedia con l’entrata in scena di due ragazze, poco di buono, maligne e pettegole che rischiano di togliere alla vedova anche la purezza del ricordo, la fiducia sconfinata nell’amore che aveva legato lei e suo marito. Ed ecco che proprio allora, la tensione drammatica si spezza, con una scena che vede protagonisti Serafina, Rosa e Jack, un ragazzo piuttosto impacciato e semplice, spiazzato dall’esuberanza – o piuttosto dall’isterismo - della giovane. Ma si conclude, ancora, con la solitudine di Serafina, presa in giro da tutti perché parla sempre da sola, rivolgendosi ad alta voce alla Madonna o alle ceneri del marito scomparso. A conferire leggerezza e ridonare speranza è l’arrivo di un camionista di passaggio, il siciliano Mangiacavallo, poeta da quattro soldi, magnificamente interpretato da Paolo Giovannucci ed il testo si fa man mano sempre più coinvolgente, fino al suo lieto fine. Originale la scenografia: a fare da sfondo ci sono i panni stesi ad asciugare mentre della casa di Serafina vediamo solo lo scheletro di legno. Roma, Teatro Quirino, 19 Maggio 2009
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