Lirica
LA SCUOLA DE' GELOSI

Un Salieri inedito presentato nella sua Legnago

Un Salieri inedito presentato nella sua Legnago

Il notevole consenso raccolto presso il pubblico veneziano con la presentazione al Teatro di San Moisè, durante il Carnevale 1778-79, del 'dramma giocoso' La scuola de' gelosi, si poneva in un periodo significativo della carriera di Antonio Salieri. Solo qualche mese prima, per l'apertura solenne del nuovo Teatro alla Scala di Milano, il suo mèntore Christoph Willibald Gluck gli aveva passato la commissione dell'opera inaugurale, il melodramma L'Europa riconosciuta. Quattro anni dopo, nel 1783, sempre Gluck gli cedette un'altra importante commissione, giunta stavolta dall'Opéra di Parigi, per le cui scene compose così la 'tragédie-lyrique' Les Danaïdes, volutamente esemplata sui capolavori francesi del suo protettore. Un'opera talmente “gluckiana” che, per un malizioso artificio promozionale, venne in un primo momento proclamata – e da tutti creduta – esser di mano del grande maestro bavarese.

Ora Legnago, la sua città natale, attraverso la Fondazione Salieri gli rende omaggio riproponendo - dopo Il ricco d'un giorno (2004) ed Il mondo alla rovescia (2009) - appunto La scuola de' gelosi, lavoro che sino ai primi dell'Ottocento continuò i suoi giri nei teatri europei, per essere poi messa in dimenticatoio e divenire solo un titolo nei testi di musicologia. Oblio perdurato sino al presente recupero, messo in atto nell'ambito di una ampia coproduzione che nei prossimi tempi la vedrà apparire presto in altre realtà musicali nazionali (Chieti, Jesi, Belluno, Verona, Maggio Fiorentino).

A dire il vero, il libretto di quest'opera buffa in due atti non è proprio memorabile: perché se l'accattivante tema di base è quello d'una pacata satira sociale - il castigo dell'ingiusta gelosia, che vede coinvolte nobiltà e borghesia – lo svolgimento che segue al contrario procede un po' a tentoni. E le figure dei protagonisti (il Conte e la Contessa Bandiera, il ricco contadino Blasio e la moglie Ernestina, l'amico Tenente, i servitori Lumaca e Carlotta) non dimostrano molto carattere, possedendo appena appena lo spessore d'una tenera silhouette. L'autore è un artista veneto al pari di Salieri, il bellunese Caterino Mazzolà: lo stesso cioè che rivide per Mozart i versi metastasiani de La clemenza di Tito, e che nel genere comico rivaleggiò con un altro veneto, quel Lorenzo Da Ponte cenedese cui subentrò per brevissimo tempo nella carica di poeta di corte a Vienna, passandola quasi subito ad un terzo figlio della Serenissima, vale a dire il trevigiano Giovanni Bertati. Segni manifesti della stima di cui poteva godere all'epoca la grande tradizione musicale veneziana.

Il manoscritto de La scuola de' gelosi che è custodito alla Biblioteca Nazionale di Vienna – parte del prezioso lascito del vecchio Salieri alla Hofkappelle – riporta in realtà la rinnovata versione andata in scena nell'aprile 1783 al Burgtheater, in occasione del trionfale ritorno nella capitale asburgica della compagnia di canto italiana. Con qualche aggiustamento al testo da parte di Da Ponte, sembrerebbe. Per questa prima ripresa in tempi moderni, la partitura è stata opportunamente sottoposta a revisione critica a cura di Jacopo Cacco e di Giovanni Battista Rigon: quest'ultimo, affermato ed acuto frequentatore del repertorio sette-ottocentesco, si è preso anche carico della concertazione e della direzione del lavoro. Con la consueta efficienza tecnica e l'estrema raffinatezza concettuale, ed avvalendosi degli irreprensibili componenti dell'orchestra I Virtuosi Italiani, Rigon ha potuto così disvelare al pubblico del Teatro Salieri tutti i pregi - ed attenuare con furbizia qualche difetto - di una commedia che, pur non elevandosi molto al di sopra degli standard del suo tempo, nondimeno ci appare attraversata da fresca vitalità, e vivacizzata da franca e spiritosa giocosità. Doti, queste, che spiegano la sua lusinghiera diffusione, per vari decenni, in ogni angolo d'Europa. Dal punto di vista musicale, La scuola de' gelosi è una garbata e ben costruita partitura, nella quale la piacevolezza dei frequenti e fantasiosi concertati, ed il sapiente e colorito trattamento strumentale fanno passare in secondo piano la tepidezza e la convenzionalità delle arie solistiche. Concertatore estremamente attento a quanto accade in palcoscenico, e guida duttile, brillante, elegante e grintosa al tempo stesso, con uno spiccato senso teatrale, Rigon si è rivelato per di più un prezioso e fantasioso accompagnatore alla tastiera nei recitativi, facendo sfoggio di tutto un repertorio di graziosi ammiccamenti e saporite citazioni musicali.

La compagnia di canto era formata da elementi giovani e volenterosi, tutti vocalmente ben preparati ad affrontare un siffatto repertorio, e disinvolti nei giochi scenici: ed erano il tenore congolese Patrick Kabongo (il Conte Bandiera), il soprano Francesca Longari (la gelosa Contessa), il baritono coreano Byongick Cho (l'altro geloso, Blasio), il soprano Eleonora Bellocci (Ernestina), il baritono cinese Qianming Dou (Lumaca), il mezzosoprano brasiliano Ana Victoria Pritts (Carlotta), il tenore Manuel Amati (il Tenente). Qualcuno è già avviato sulla strada d'una promettente carriera, e pare avere più carattere: mi riferisco in particolare a Byongick Cho, Manuel Amati ed Ana Victoria Pritts, le tre voci che mi sono sembrate in questo particolare contesto più interessanti. Tutti comunque provenienti dalle aule dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino.

Grande talento delle scene nostrane, Italo Nunziata ha impresso ritmo spedito e briosa espansività ad una commediola senza grandi accadimenti, impostata solo sul confronto di caratteri contrapposti; ed è ben avvertibile, nella resa gestuale ed espressiva ottenuta dai giovani interpreti, il notevole impegno di approfondimento profuso. Da parte sua, Andrea Belli ha escogitato una raffinata scenografia fatta di fondali tridimensionali velocemente manovrabili, raffiguranti schematicamente di volta in volta pareti domestiche od immagini arboree; Valeria Donata Bettella si è divertita ad ideare abiti oltremodo curiosi, con tessuti dai disegni alquanto bizzarri. Un vero profluvio di tinte sgargianti posto in piacevole contrasto con i colori pastello dei fondali. Disegno delle luci affidato a Marco Giusti.

Grande successo di pubblico in una sala gremita in ogni ordine di posti; la serata è coincisa con l'inaugurazione della ricca stagione 2016/2017 del Teatro Salieri.

(foto ©Teatro Salieri)
 

 

Visto il 11-11-2016
al Salieri di Legnago (VR)