Scritto intorno al 1750 per la compagnia Medebac, con a La bottega del caffè e La locandiera, "La serva amorosa" di Goldoni è la storia di Corallina, arguta serva di una famiglia veneziana, che vive la vicissitudine dell'arrivo in casa del suo volubile e debole signore, Ottavio, di una matrigna con figlio stolto a carico.
L'invenzione teatrale è nel contrasto che insorge fra l'avida matrigna, che prova a diseredare Florindo, figlio naturale del padrone di casa, e il dott. Pantalone, altro notabile di città, padre di una giovane che la donna vorrebbe sposa di suo figlio ma in realtà innamorata di Florindo.
Questi viene assistito proprio dall'amorosa servitù di Corallina allorquando viene cacciato di casa dal padre, irretito dalla seconda moglie.
Da questo punto in poi una serie di eventi, malintesi, equivoci, tipici dello schema della commedia dell'arte, sviluppano una trama gradevole fino all'happy end.
Questo lavoro, tuttavia, non manca di introdurre per la protagonista una centralità psicologica che sfugge alle regole del teatro Settecentesco, e prodromica di quelle nuove strade che Goldoni aprirà di lì a breve al teatro moderno.
Nell'interpretare il testo, Lorenzo Loris, alla sua terza regia in questa stagione dell'Out Off dopo Spettri di Ibsen e Terra di nessuno di Pinter, calca la mano su due elementi, ovvero il cardine del personaggio di Corallina, e della sua moderna femminilità, e l'elemento del denaro come sordida causa delle nefandezze nella società.
Aiutato nel primo dei due obiettivi dalla straordinaria prova recitativa di Elena Callegari, Loris riesce a sviluppare, adagiandolo sugli altri personaggi, il tema delle macchinazioni mosse dal denaro, richiamate anche in piccoli video che intervallano le diverse scene e aventi a tema l'idea del costruire, stringere, avvincere, accomodare.
La regia cerca spazi dentro e fuori la scena, sfrutta porte, passaggi, e costruisce in modo abile luoghi, stanze, ambienti e, con qualche supporto video, allude a liquidità lagunari che ospitano un'umanità roditrice, a caccia di grana.
Visto che in fondo il testo è centrato su questa figura femminile, a questo one-woman-show Loris dà spazio, cercando di affidare, agli altri caratteri, il ruolo filologico di maschere, tipizzandole, calcando la mano su fisionomie un po' da fiaba e un po' da teatro di figura. La matrigna è, così, voluta davvero simile, nel trucco e nella mimica facciale, a quelle della Disney, Ottavio è infantile fino a succhiarsi il pollice, come pure il Pantalone che forse fa il verso al Servillo in occhiali da sole de La Trilogia e affidato, come il personaggio del notaio, a un brillante Giorgio Minneci.
Questi personaggi più che co-protagonisti risultano effettivamente un po' figuranti ai fini della trama(l'autore li definì non a caso consapevolmente "caratteri", commentando il suo scritto), essendo il testo un quasi-monologo della acuta domestica.
La regia cerca di bilanciare l'apporto di tutte le maschere, anche dando una lettura un po' ardita dell'amore malcelato di Corallina per Florindo: il tentativo non stona, anzi dona ulteriore forza emotiva alla performance della Callegari, che trascina con risoluto vigore scenico i tiepidi sentimenti del giovane Florindo, interpretato da Alessandro Tedeschi, al secondo ruolo in questa stagione con Loris, dopo una efficace parte dai toni diabolici in Terra di nessuno.
Nonostante lo sforzo di riequilibrio, è ineludibile il ruolo centrale e da applausi a scena aperta dell'attrice protagonista, che dà una spina dorsale robusta alla dinamica interpretativa che il regista ha prediletto, facendo un po' perdere di peso specifico al resto. Ma tant'è, Goldoni stesso lo diceva: "Io non imbarazzo questa mia Serva in cose superiori al femminile talento: ella è una femmina più accorta di molte altre, siccome lo è effettivamente l'Attrice medesima, che ha tal carattere rappresentato." Profeta di se stesso nei secoli.
Visto il
06-07-2009
al
Out Off
di Milano
(MI)