Lirica
LA SERVA PADRONA

Una <i>Serva padrona</i> per celebrare Pergolesi

Una <i>Serva padrona</i> per celebrare Pergolesi
Risale al 1733 la stesura della Serva padrona, intermezzo di Giovanni Battista Pergolesi su testo di Gennarantonio Federico, eppure la vitalità, la freschezza e l’arguzia che lo percorrono dalla prima all’ultima nota ne rendono ancor oggi godibilissima la fruizione. Questo titolo celeberrimo, che nel 1752 scatenò a Parigi un’accesissima querelle e divenne così un successo di portata internazionale, è stato presentato nel piccolo scrigno del Teatro San Carluccio di Napoli dall’ensemble «Le musiche da camera», impegnato da diversi anni in un interessante e meritorio progetto di riscoperta e di valorizzazione degli intermezzi napoletani del Settecento. Esempio eccellente di tale genere, la Serva è stata proposta in occasione del terzo centenario della nascita del compositore di Iesi in un allestimento gustoso e complessivamente riuscito. Lello Acanfora ha ideato una scena marittimo-balneare, disegnata dal vario intreccio di reti da pesca che diventano talvolta trasparente metafora delle trappole d’amore disseminate nella partitura. I costumi, semplicissimi, di Maria Pennacchio hanno conferito un colore attuale al contrasto – già classico e pressoché costante nella tradizione occidentale – tra il padrone allocco e la cameriera astuta, mentre la regia di Rosa Montano è risultata non sempre efficace e punteggiata da trovate inutilmente grevi. Forma teatral-musicale concisa ed essenziale, l’intermezzo si basa su un perfetto equilibrio tra recitazione e resa musicale, e coinvolge i cantanti-attori in una costruzione briosa e incalzante, nella quale la linea vocale contiene già in sé stessa formidabili impulsi cinetici e suggestive inflessioni espressive. Questi spunti sono stati raccolti solo in parte da Giusto D’Auria (Uberto), un po’ impacciato e non sempre preciso; Minni Diodati (Serpina) ha offerto invece un’interpretazione estremamente convincente, nella quale il timbro pulito e la grazia dell’emissione si sono uniti a una presenza scenica ammiccante e maliziosa. Un po’ incolore il contributo di Raffaele Raffio nei panni del servo muto Vespone.
Visto il 13-02-2010
al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli (NA)