Teatro gremito, pubblico fastidiosamente rumoroso: forse qualcuno cerca il commissario Montalbano e invece trova Luca Zingaretti, forse si aspetta una recita in forma scenica e invece assiste a una lettura. La recensione dello spettacolo
Nel volume “Racconti”, pubblicato postumo nel 1961, è inserito “Lighea”, fantastica storia d'amore fra un giovane grecista e una sirena, che documenta l'impegno creativo e culturale di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, al di là dell'interpretazione inquietante ed ironica dei mutamenti storico-sociali e della prassi trasformistica della politica postrisorgimentale alla base del Gattopardo. Anche in “Lighea” ritorna, in un certo modo, l'immobilità in mezzo alla bufera, una pericolosa idea di fatalistica rassegnazione, vissuta però nel contesto personale del ricordo di un amore giovanile che ha impresso una piega indelebile alla vita interiore ed esteriore del protagonista, condannandolo al celibato e a uno studio totalizzante del mondo ellenistico.
La vicenda è ambientata nel 1938; in un caffè di Torino (“luogo geometrico di vite fallite”) si incontrano casualmente due siciliani, il giovane giornalista Corbera, “al liceo moralmente bocciato in greco”, e l'anziano ex-senatore La Ciura, grecista, studioso esimio, onore della Nazione, che vive dignitosamente della pensione e dell'indennità parlamentare: “parlava con solenne distacco, ma serenamente, come in un dialogo platonico”. I due si confrontano sulla “loro” Sicilia, i sapori, gli odori, le solitudini, gli sguardi; il senatore, dopo decenni di lontananza, ricorda fatti minimi, come “il mare che l'uomo non può guastare”. Dopo la iniziale conoscenza subentra la complicità e, la notte prima di partire in nave per Coimbra per un convegno, il senatore racconta al giornalista un episodio di gioventù che gli ha cambiato la vita: una mattina al mare ha incontrato Lighea, la sirena figlia di Calliope, la quale “senza espressioni accessorie esprimeva solo se stessa, una bestiale gioia di esistere, la divina letizia di essere se stessa”; parlava in greco antico, la voce come un canto mai udito prima, diceva “noi sirene amiamo soltanto, non uccidiamo nessuno”. L'incontro appare come la verità più sicura, una verità mai dubitata. La sirena diviene metafora della vita: non tanto la rinuncia, quanto l'impossibilità di accettare successivamente piaceri giudicati inferiori.
Così si chiariscono episodi precedenti della narrazione, quello dei ricci di mare da mangiare senza aggiunte (“non bisogna mai mischiare i sapori”); quello degli sputi che esprimono il disgusto nei confronti dei fatti riportati dai quotidiani e della mediocrità dei contemporanei; quello della lingua greca antica e il conseguente detestare le persone che “credono di sapere e invece ignorano”, presi dalle forme esteriori. Si delineano due mondi e due psicologie, accomunati dalla malinconia, pensando a una vita dedita allo studio di un mondo (a torto) considerato passato e vissuta nel ricordo di un amore perduto, una passione forte e primitiva tra realtà e immaginazione. Una vita che circolarmente si conclude con l'abbraccio col mare e la dissoluzione nei ricordi.
Luca Zingaretti legge in modo piano, gli episodi del racconto appaiono come sequenze tra le pause affidate alle musiche di Germano Mazzocchetti eseguite dal vivo alla fisarmonica da Fabio Ceccarelli. Nella scena essenzialmente buia le parole suonano concatenate le une alle altre, come una leggera e riposante discesa, tra spruzzi di mare, il sole cocente e i sorrisi estatici ed ironici delle statue greche arcaiche. Le scelte semantiche dell'autore sono raffinate, tra un italiano forbito e un dialetto appena accennato, attenta la costruzione sintattica, scrupolosa la descrizione di luoghi, personaggi, atmosfere, eventi. Zingaretti è in piedi, davanti a un leggìo, microfonato, la luce che disegna un quadrato sulle tavole del palcoscenico poco oltre la figura in piedi in smoking.
Teatro gremito, pubblico fastidiosamente rumoroso (a un certo punto l'interprete è stato costretto ad interrompersi a causa del vociare nei palchi): forse qualcuno cerca il commissario Montalbano e invece trova Luca Zingaretti, forse si aspetta una recita in forma scenica e invece assiste a una lettura. Applausi prolungati.