Lirica
LA SONNAMBULA

AMINA IN FUNIVIA

AMINA IN FUNIVIA

In attesa del grande sforzo produttivo per l’inaugurazione della prossima stagione (a novembre in due giorni due nuove produzioni per il bicentenario della nascita di Verdi e Wagner con Otello e Tristan und Isolde), alla Fenice debutta una nuova Sonnambula ambientata negli anni Trenta del Novecento in una stazione sciistica svizzera, uno spettacolo tradizionale in una inusuale, suggestiva ambientazione.
Le splendide scene di Massimo Checchetto creano per il primo atto la terrazza di un ristorante in quota aperta su un magnifico scenario di montagne innevate, raggiungibile con gli sci oppure con funivia rossa (la ditta “Cavalli” gestisce la funivia “Cavalli seil bahn” e i trasporti su gomma “Bus Vonderburg Cavalli”) che sale ancorata a cavi tesi da un lato all’altro. La camera dell’albergo dove soggiorna Rodolfo ha le pareti rivestite di legno scuro e velluto damascato rosso, una enorme finestra è aperta sulle cime innevate. L’apertura del sipario per il secondo atto strappa l’applauso al pubblico per la presenza sul palco di un autobus, dove gli sciatori salgono per raggiungere le piste. Poi un bosco innevato che pare una delle foto di Teresa Emanuele della mostra curata da Luca Beatrice ed esposta presso la galleria Contini fino al 23 settembre. Il matrimonio si tiene in un salone coi tavoli tondi apparecchiati e una parete vetrata sulle Alpi.
Perfette le luci di Vilmo Furian, come anche i costumi di Carlos Tieppo che connotano immediatamente l’epoca dell’ambientazione. Gli attrezzi di scena sono parimenti curati: il telefono di bachelite nera, gli sci di legno senza attacchi, le cartoline dove il Conte “ravvisa i luoghi ameni”. La regia di Bepi Morassi è tradizionale nei caratteri dei protagonisti e nel plot, ma consente di seguire con molto interesse l’intreccio e la vicenda per cui passa in secondo piano qualche banalità come i calici incrociati o i troppi baci sulle guance. In modo assai calzante, il “vel” rivelatore della presenza di Lisa nella camera del Conte diventa una giacca.

Gabriele Ferro dirige con controllo dei tempi e rispetto degli insiemi buca-palco, ma il suono resta poco brillante e privo della leggerezza spumeggiante che è il pregio della partitura, stendendo una patina di uniformità sulla musica.

Jessica Pratt è un’Amina un po’ capricciosa e dall’aspetto vagamente bamboleggiante coi biondi e lunghi capelli: in verità il soprano esce dal clichè della bambola porcellanata per rendere la gamma di sentimenti della protagonista; il timbro è seducente e la voce non fatica a salire verso acuti pieni e luminosi e a scurirsi nei toni quasi mezzosopranili dei passi a due; se resta un poco algida nella interpretazione attoriale, quella vocale è assolutamente superba, soprattutto in un “D’un pensiero, d’un accento” affrontata con crescente pathos dopo l’iniziale smarrimento incredulo. Invece non seduce il timbro di Shalva Mukeria, il cui Elvino non brilla nel registro alto di un ruolo impervio che lo porta a un’intonazione non sempre a fuoco; “Ah! Perché non posso odiarti” è risolta con impeto. Giovanni Battista Parodi è un Conte Rodolfo dall’aspetto e dal contegno dongiovanneschi, un seduttore che ammalia con gli occhi chiarissimi e la voce vellutata che tornisce i versi. La Lisa di Anna Viola è fresca e spigliata, brillante nel giusto modo per rendere la frivola ipocrisia del ruolo. Adeguati la Teresa materna e protettiva di Julie Mellor, l’Alessio-portiere di albergo di Dario Ciotoli e il notaro di Raffaele Pastore che raggiunge la stazione sciistica con lo zaino in spalla. Il coro del teatro è stato ben preparato da Claudio Marino Moretti.

Teatro gremito, serata elegante, pubblico conquistato dallo spettacolo con moltissimi applausi a scena aperta e nel finale. In maggio le repliche di Sonnambula si intrecciano con le recite della ripresa della splendida Bohème di Francesco Micheli, che sarà anche regista di Otello (in novembre alla Fenice e nell’estate successiva nel cortile di palazzo ducale: un evento da non perdere).

Visto il
al La Fenice di Venezia (VE)