Torna dopo ben 22 anni e chiude la stagione lirica La sonnambula di Bellini, opera che fino a non molti anni fa era nell’abituale repertorio e che ora è sempre più raro vedere. Apprezzato l’allestimento che Ravenna ha messo in scena insieme ai Teatri di Treviso e Ferrara, la cui peculiarità sta nell’aver riproposto l'originale con cui vide la luce al Carcano di Milano nel 1831: scene e costumi sono stati accuratamente ricostruiti sui bozzetti di Alessandro Sanquirico e le tele dipinte sono riuscite a dare un colore proprio all’opera, un sapore di antico ma non antiquato, facendo immergere lo spettatore in una Svizzera da cartolina e da fiaba. La regia di Alessandro Londei non fa altro che rendere anima a questi paesaggi e alla vita del villaggio di Amina: riuscita perfetta, in cui la tradizione ha saputo andare d’accordo con le moderne esigenze registiche, attoriali e visive. Un affresco in cui nulla era fuori posto, in cui ogni personaggio aveva il suo ruolo preciso e sapeva muoversi perfettamente in scena, un ironia pacata e una chiave di lettura facile e chiara.
La direzione del giovane maestro Francesco Ommassini non è scevra di difetti: alla guida dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta calca un po’ troppo la mano, trascurando talvolta i momenti di pathos e la struggente musica belliniana. La direzione alla fine ne è risultata tendenzialmente noiosa. Al maestro Ommassini va però il merito di aver ridato vita a parti che la tradizione aveva ingiustamente tagliato e omesso.
Gladys Rossi ha dato vita ad una credibile e piacevole Amina, padrona del ruolo dando prova di una buona voce con varietà di accenti e coloriture; la sua dolcezza vocale e la voce rotonda le hanno permesso di passare dai momenti più struggenti a quelli gioiosi con estrema facilità e disinvoltura. Jesús León ha dato voce ad Elvino; il tenore messicano possiede una voce d’effetto, ben piazzata e acuti sostenuti con vera disinvoltura, molto esuberante (forse troppo per il ruolo), le lievi difficoltà si fanno pienamente perdonare da una interpretazione molto convincente e passionale. Andreas Gies, tra i vincitori del concorso Toti Del Monte, è un conte Rodolfo poco credibile, non per le promettenti e valide qualità vocali, quanto per la voce chiara che poco si confà al personaggio. Daniela Coppiello, come il precedente proveniente dal concorso, è una Lisa dispettosa e brillante, facile ai virtuosismi e ai sovracuti, ma la voce è tendente al metallico e il timbro non troppo esaltante. Precisa e nel ruolo Chiara Brunello in Teresa. Corretto e funzionale Paolo Bergo in Alessio. Sostanzialmente discreta la prova di Marco Gaspari nel Notaro. Discreta la prova del Coro Lirico Amadeus diretto dal maestro Giuliano Fracasso.