Per “La sonnambula” messa in bando al XLIV° Concorso “Toti Dal Monte” di Treviso non è stata individuata, tra la rosa delle candidate, una Amina degna di salire sul palcoscenico del Teatro Comunale “Mario Del Monaco”: segno della povertà di offerta – con la crisi attuale il mestiere è sempre più ingrato - più che della severità dell’autorevole giuria. Né, d’altra parte, non è stato dichiarato un vincitore neppure per la parte di Elvino, ma solo per i ruoli collaterali di Lisa e del Conte Rodolfo. Partiamo da quest’ultimi: il bassanese Andreas Gies possiede una bella voce baritonale, omogenea nella gamma e ben timbrata, generalmente ben amministrata nell’insieme, anche se la compiutezza è ancora di là da venire. Ma è baritono, appunto, e non basso-baritono come la parte obiettivamente richiederebbe, e quindi se l’interpretazione del suo Conte è parsa molto decorosa e in molti punti persino compiuta ed elegante, quello che manca è il giusto peso vocale, anche a causa dell’età: stiamo parlando infatti di un musicista, peraltro ancora in corso di formazione, che ha solo 21 anni. Un po’ diverso il discorso della sorrentina Daniela Cappiello, vincitrice del ruolo di Lisa. Qui, grandi qualità musicali in campo oggi non ne vedo – forse ce ne saranno, ma ancora ‘in nuce’ - e non mi pare il caso di dilungarci oltre, salvo dire che non comprendo a questo punto cosa abbia mosso la scelta della giuria.
Per la parte di Amina è stata convocata Rosanna Savoia, una precedente vincitrice del “Toti Dal Monte” nell’edizione 1996 quale Carolina de “Il matrimonio segreto”; soprano che poi ha goduto di una carriera discreta, dimostrandosi interprete versatile nel repertorio. Voce dal colore gradevole, buon rispetto della vocalizzazione e degli abbellimenti, un’indubbia eleganza nella linea di canto sono le sue doti: ma quanto alla voce in sé siamo un po’ lontani dal necessario volume e spessore, e la scrittura vocale le conviene solo in parte: così la sua Amina resta un po’ a mezza strada, tra discreta cura belcantistica ed una visione corretta del personaggio da un lato, ed un risultato vocale non sempre esaltante dall’altro. Il giovane tenore messicano Jesús León muove ora i suoi primi passi in Italia, dopo vari incarichi di qua e di là dell’Oceano in ruoli sempre da tenore ‘di grazia’, vale a dire il campo più adatto per una voce acuta, limpida e ben timbrata come la sua: anche se non è proprio travolgente come interprete – si avverte un po’ d’impaccio in scena - stile adeguato e solide basi tecniche sono bastevoli a delineare un Elvino forse non memorabile, ma che è pur sempre un buon Elvino. E di questi magri tempi, basta e avanza. Paolo Bergo è stato un Alessio un po’ attempato, ma correttissimo nel canto, Chiara Brunello era Teresa, Marco Gaspari il notaro.
L’Orchestra Filarmonia Veneta era diretta dal suo attuale responsabile artistico, Francesco Omassini: concertatore capace e competente, che guida gli strumenti con gesto autorevole ed organizza con buona assennatezza la narrazione. Ha poi il merito di creare una cornice strumentale piacevole nei colori e nelle scelte di tempi, mostrandosi sostegno ottimale per i cantanti specie nelle grandi aperture melodiche della partitura. Il Coro Lirico Amadeus, preparato da Giuliano Fracasso si è ottimamente disimpegnato nel suo compito.
Per questa “Sonnambula” che ha aperto la Stagione d’opera 2014/2015 il Comunale di Treviso ha fatto ricorso ai famosi fondali disegnati da Alessandro Sanquirico per la prima milanese del 1831, ricostruiti oggi sulle fonti d’epoca: scelta discutibile per la evidente vetustità delle immagini proposte – tra l’altro, sembrano mancano oggi pittori valenti, capaci di conferire loro profondità - ma che nondimeno ha incontrato il favore d’un pubblico che una volta tanto non si è trovato davanti astrusità poco intelligibili; e che inoltre ha l’indubitabile vantaggio di ridurre notevolmente i costi relativi. Costumi di sartoria adatti al contesto per stile e materiali - cioè ipertradizionali - scelti da Veronica Pattuelli. Da parte sua, Alessandro Londei ha costruito una regia funzionale allo progetto d’insieme, ma talora un po’ sonnacchiosa; e comunque senza quasi nulla che la distinguesse da tante altre.