Lirica
LA SONNAMBULA

Sonnambula in terra padana

Sonnambula in terra padana

La Sonnambula può essere definita il melodramma più rappresentativo, quasi il manifesto, del compositore catanese: si tratta di un'opera semiseria, capofila di questo genere a scavalco. Il soggetto fu originariamente tratto da una pantomima francese e nel tessuto musicale vengono a coesistere componenti romantiche ed elementi ancora permeati di classicismo. A predominare su tutto è sicuramente il canto, enfatizzato dalle straordinarie melodie e dai virtuosismi belliniani, in cui l'orchestra funge quasi da tappeto sonoro per valorizzare la voce, accompagnandola sempre con grande raffinatezza.

L'allestimento, realizzato dai teatri del Circuito Lirico Lombardo per la regia di Stefano Vizioli con scene e costumi di Susanna Rossi Jost e Paolo Coduri de' Cartosio in qualità di light designer, ha saputo ben ricreare una suggestiva ambientazione pastorale, più padana a dire il vero che ticinese. Un velato riferimento al paesaggio che la permanenza di Bellini in terra cremonese, a Casalbuttano, durante il periodo della relazione con Giuditta Turina aveva reso familiare all'autore? Difficile dirlo. Pochi gli elementi scenici: nel primo atto il mulino, l'osteria, i gelsi sullo sfondo, la bicicletta del notaio, poi la stanza del conte ove predominano i colori del grigio e del blu; nel secondo il bosco nebbioso con covoni di mais. I momenti festosi e quelli più riflessivi sono ben sottolineati dalle luci, in genere piuttosto vivaci e colorate; i costumi, dalle tinte pastello, più cariche per i protagonisti, sono quelli tradizionali di un ambiente bucolico senza tempo.

Nel cast spicca su tutti Jessica Pratt, nel ruolo di Amina, dotata di una voce adamantina e potente, perfettamente controllata, caratterizzata da una straordinaria estensione che le consente acuti e sovracuti d'acciaio; a tutto ciò si uniscono una grande naturalezza, una notevole presenza scenica e una dizione perfetta, che fanno di lei un'artista completa e matura: emozionantissimo il recitativo “Ah, non credea mirarti”. Apprezzabile la prestazione di Enea Scala nei panni di Elvino il quale, nonostante un'emissione un po' gutturale, si mostra sicuro nel registro acuto ed evidenzia una vocalità adatta al personaggio; buone anche la qualità del legato e una certa pastosità del fraseggio, unite a una capacità di recitazione non trascurabile. Esecuzione abbastanza corretta, ma un po' priva di colore ed espressività, per Alexej Yakimov, non completamente adeguato ad affrontare il ruolo del Conte Rodolfo per tipologia vocale. Scenicamente molto caratterizzata la Lisa della debuttante Marina Bucciarelli, dotata di una voce sottile, ma precisa e garbata, forse leggermente forzata in acuto. Con loro la brava Nadija Petrenko nella parte di Teresa, Mihail Dogotari in quella di Alessio e Luca Granziera in quella del notaio.

Molto importante nell'opera è poi il ruolo svolto dal coro che, quasi assimilato ad un personaggio, ha il compito non secondario di commentare le varie situazioni, un po' come succede nella tragedia greca. Il coro del Circuito Lirico Lombardo, preparato dal maestro Antonio Greco, ha dimostrato anche in questa occasione capacità di coinvolgimento nell'azione e buona presenza scenica: nessuna sbavatura anche nelle non semplici emissioni a mezza voce.
La direzione dell'Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Massimo Lambertini, che ha staccato tempi un po' veloci, è parsa nel complesso piuttosto uniforme e poco attenta ai chiaroscuri.

Teatro con qualche sedia vuota in platea e nei palchi, grandi applausi sul finale soprattutto per Jessica Pratt ed Enea Scala; alcuni dissensi per il direttore d'orchestra.

Visto il
al Ponchielli di Cremona (CR)