Una Svizzera ideale quella che propone Hugo de Ana in questo allestimento della Sonnambula di Vincenzo Bellini, ripreso per l'occasione da Filippo Tonon, in cui la scena fissa, costituita essenzialmente da un prato erboso sulla cui sinistra svetta un albero, varia continuamente col mutare delle immagini proiettate sul fondo, le quali mostrano boschi, rocce, cascate, sempre dominate dal colore verde in tutte le sue gradazioni, fatto che instilla nello spettatore quel senso di tranquillità che una favola di ambientazione alpestre e paesana dovrebbe dare. A far ricordare la presenza di un luogo chiuso un'impalcatura discesa dall'alto, che non impedisce però in alcun modo la vista delle proiezioni, simboleggia la stanza del conte nella locanda di Lisa, all'interno della quale Amina viene trovata addormentata sopra un enorme specchio reclinato. Niente cornicioni per la scena di sonnambulismo finale che viene efficacemente resa attraverso l'immagine video di una donna volante. L'allestimento nel suo insieme risulta di grande finezza, i costumi sono di foggia davvero pregevole, ma una certa staticità dei due personaggi principali penalizza sicuramente una rappresentazione vivace della storia d'amore e contribuisce a creare una sensazione di ripetitività dell'azione che un po' svantaggia tutto l'insieme nel suo complesso.
Gilda Fiume è un’Amina non particolarmente convincente dal punto di vista scenico ma vocalmente adeguata; lo strumento non è dei più corposi ma, a parte qualche leggerissima fatica in zona acuta, è gestito con rigore e misura, così da rendere l'ascolto più che gradevole. Al suo fianco l’Elvino di Jesùs León, attorialmente anch’egli forse un poco sbiadito, si mostra dotato di una voce dalla timbrica fresca e gradevole; nonostante la buona gestione dei fiati, la linea di canto risulta comunque un poco piatta e carente di particolare afflato. Ottimo il Conte Rodolfo di Sergey Artamonov: la voce è autorevole e piena, il fraseggio curato, buona la proiezione del suono. Sicura la Lisa di Madina Karbeli, leggermente sbiancata in acuto, ma col suono ben in maschera e scenicamente padrona della situazione nell’interpretazione del ruolo dell’innamorata disdegnata dall’oggetto della propria passione. Lievi cali di intonazione per la Teresa di Elena Serra. Con loro Seung Pil Choi nel ruolo di Alessio e Alex Magri in quello del Notaro.
Corretta, ma un po’ generica, la direzione di Francesco Ommassini, la quale appare nell’insieme un po’ uniforme, senza particolare varietà di ritmi, a causa anche dello stacco di tempi lenti. Buone d’altro canto alcune sottolineature dei momenti maggiormente lirici che non sempre sortiscono però l’effetto, come nel caso di Ah! non credea mirarti che risulta piuttosto incolore. Buona la prova del Coro.