Interpretato dal carismatico Eros Pagni, Prospero è l’artista, il mago, il sognatore, con la sua mente egli crea immagini e storie, dalla sua fantasia e dalle sue parole, prendono forma e fattezze umane gli altri personaggi.
Lo spettacolo La Tempesta, proposto in anteprima in occasione della terza edizione della rassegna Pompeii Theatrum Mundi, nella suggestiva cornice del Teatro Grande di Pompei, è stato scelto in quanto opera intramontabile e attuale, “un ragionamento sull’oggi, sul disgusto del nostro tempo che sempre più si diffonde in molti di noi e che credo renderà facile e struggente l’identificazione degli spettatori con Prospero”, come scrive De Fusco nelle sue note di regia.
Lo spettacolo, proposto in anteprima in occasione della terza edizione della rassegna Pompeii Theatrum Mundi, nella suggestiva cornice del Teatro Grande di Pompei, è stato scelto in quanto opera intramontabile e attuale, “un ragionamento sull’oggi, sul disgusto del nostro tempo che sempre più si diffonde in molti di noi e che credo renderà facile e struggente l’identificazione degli spettatori con Prospero”, come scrive De Fusco nelle sue note di regia.
Eros Pagni interpreta il visionario Prospero
L’idea drammaturgica su cui fonda l’intero spettacolo è quella di disegnare un Prospero intellettuale e visionario, un uomo immerso in una montagna di libri, alchimista e osservatore. Interpretato dal carismatico Eros Pagni, Prospero è l’artista, il mago, il sognatore, con la sua mente egli crea immagini e storie, dalla sua fantasia e dalle sue parole, prendono forma e fattezze umane gli altri personaggi, le sue creature magiche ed evanescenti.
Tra i personaggi più interessanti dello spettacolo, troviamo gli spiritelli Ariel e Calibano (interpretati entrambi dalla bravissima Gaia Aprea): sono le due anime di Prospero, l’incarnazione del bene e del male, delle speranze e delle paure che abitano il protagonista e in cui, nel contempo, ciascuno può riconoscersi.
Il teatro come realtà aumentata
Surreale e mutevole, la scenografia è al contempo ciò che più colpisce e destabilizza. Se da una parte risulta essere parte integrante e attiva della messa in scena, fondamentale per il passaggio e la “trasformazione” dei personaggi, evocativa e indispensabile alla tessitura della trama narrativa, dall’altra è in alcuni momenti invasiva e ridondante, creando a tratti quell’effetto di eccedenza che talvolta caratterizza e penalizza certe forme di teatro contemporaneo.
La scelta di rompere la quarta parete ha tuttavia l’incontestabile merito di permettere al pubblico di attraversare la scena, coinvolgendolo e rendendolo parte attiva del viaggio Prospero… quasi un'altra delle sue creazioni.
L’adieu di De Fusco
La Tempesta è l’ultima regia di De Fusco da direttore del Teatro Stabile di Napoli. La scelta dell’opera shakespeariana non è casuale, la Tempesta è considerata l’opera ultima del drammaturgo inglese, il suo saluto simbolico alle scene, questo parallelismo risulta evidente e tangibile nelle parole scelte a fine spettacolo dallo stesso De Fusco per salutare commosso la platea e il suo teatro “Ora i miei incantesimi si sono tutti spenti. La forza che possiedo è solo mia. Ora sta a voi tenermi qui confinato o mandarmi a Napoli”.