Prosa
LA TEMPESTA

Un intenso Eros Pagani nella Tempesta letteraria di Luca De Fusco

La Tempesta
La Tempesta © Fabio Donato

È una tempesta interiore, una tempesta dell’anima, quella allestita da Luca de Fusco per i Teatri Stabili di Napoli e Genova, con un intenso Eros Pagni nel ruolo del protagonista.

È una tempesta interiore, una tempesta dell’anima, quella allestita da Luca de Fusco per i Teatri Stabili di Napoli e Genova, con un intenso Eros Pagni nel ruolo del protagonista.

Fuga nel mondo dei libri

In questa edizione del penultimo capolavoro di William Shakespeare, Prospero sì è ritirato dal mondo ed ha scelto di vivere in una sorta di biblioteca-museo, in cui tutto è sotto il controllo della sua immaginazione. I vari caratteri che costellano il testo agiscono come burattini al suo comando; ed infatti i loro movimenti sono spesso antinaturalistici, estremamente misurati e stilizzati.

A sottolineare il significato testamentario di quest’opera, nei dialoghi vengono citati alcuni precedenti titoli di William Shakespeare, quasi fossero ormai parte del canone raccolto da Prospero. Tutto è sospeso, irreale, ed anche la tempesta iniziale, che costituisce il motore della vicenda, altro non è che una videoproiezione sui muri della biblioteca, quasi fosse una fantasia del protagonista. Anche gli altri personaggi appaiono come figure astratte, vestiti con abiti di epoche differenti, quasi fossero usciti dai libri accumulati negli sconfinati scaffali.


I tempi risultano dilatati, ma il ritmo viene mantenuto grazie a robusti tagli che però non penalizzano il testo. Le azioni si susseguono in modo estremamente piano e lineare e tutto sembra sospeso in una sorta di crepuscolare eleganza, sorretta magnificamente dallo straordinario Eros Pagni.

Un valido cast dominato dal Prospero di Eros Pagni

Il suo è un Prospero misurato, che, dopo essersi rifugiato in una sorta di casa museo, in cui oltre ai libri non mancano i quadri (sulla scena si alternano infatti opere di Balthus, Bacon, Chagall, Magritte, Dalì, ognuna legata ad un personaggio o a una situazione), decide di fare i conti con il proprio passato. In questo lo assiste l’anziano maggiordomo Ariel, che, grazie ad una felicissima intuizione registica, diviene alter-ego dello sgraziato Calibano, entrambi interpretati da una versatile Gaia Aprea, che indossa una maschera che riproduce il volto dello stesso Pagni, quasi i due personaggi fossero emanazione diretta di Prospero.

Silvia Biancalana è l’ingenua Miranda, cresciuta senza contatti con il mondo esterno, che si innamora a prima vista del Ferdinando di Gianluca Musiu, che in un divertente cortocircuito letterario si ritrova a leggere su un libro le parole scritte da Shakespeare per corteggiarla.


Apprezzabile anche la prova degli altri interpreti, ovvero, Alessandro Balletta (Francisco), Paolo Cresta (Sebastiano), Carlo Sciaccaluga (Alonso), Francesco Scolaro (Adriano), Paolo Serra (Antonio), Enzo Turrin (Gonzalo), costretti in una cena ad esibirsi ciascuno di fronte ad un leggìo in una sorta di reading, a sottolineare ancora una volta la loro provenienza letteraria. Molto efficace anche la scena dei due comici ovvero Gennaro di Biase (Stefano) e Alfonso Postiglione (Trinculo) che, come nella storica versione di Eduardo De Filippo, recitano in dialetto napoletano.

Le belle scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, le suggestive luci di Gigi Saccomandi e le accattivanti musiche di Ran Bagno, che strizzano l’occhio al minimalismo Di Philip Glass, hanno contribuito alla riuscita di uno spettacolo di grande lirismo e raffinata poesia che è stato salutato da applausi convinti e partecipi.

Visto il 29-06-2019
al Romano di Verona (VR)